Giustizia sommaria
Alberto Scagni è in coma dopo la notte di torture in carcere
Alberto Scagni, in carcere a Sanremo, per l'omicidio della sorella Alice è in coma farmacologico, intubato nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Borea di Sanremo. Torturato e poi massacrato dai compagni di cella, l'omicida è stato salvato da morte certa dagli agenti penitenziari che sono intervenuti. Era già successo un mese fa, era ottobre 2023 al Marassi, dove si trovava subito dopo la condanna. Anche in quel caso a salvargli la vita furono i secondini. E anche in quel caso Alberto fu aggredito dal compagno di cella: un detenuto romeno trovò un ritaglio di giornale che descriveva per filo e per segno l'omicidio di Alice Scagni; aspettò il suo rientro poi lo prese a botte continuando anche quando l'assassino cadde a terra sfinito. Proprio per questo Andrea era stato trasferito nel penitenziario di Valle Armea, a Sanremo
Ieri a sequestrarlo e riempirlo di botte fino a mandarlo in coma sono stati due magrebini che dividevano con lui la cella. In carcere per violenza sessuale, gli aggressori di Alberto erano entrambi ubriachi a causa del siero ottenuto dalla macerazione della frutta, probabilmente anche sotto l'effetto di droghe. Riporta il Corriere che "prima hanno chiuso il quarto occupante della cella chiudendolo nei bagni perché non potesse intervenire, poi hanno cominciato a torturare Scagni con una lama. L'uomo sarebbe stato bagnato poi perché accusasse ancor di più i calci e infine è stato picchiato con uno sgabello e con una sedia.
Le condizioni di Alberto Scagni, rivela il Corriere, sono molto gravi: è stato operato in chirurgia maxillo-facciale per i traumi al volto. Ha anche riportato la frattura di alcune costole. Dopo l’intervento è stato ricoverato in rianimazione e gli è stato indotto il coma farmacologico. "Nostra figlia è morta per colpa di uno Stato che non l’ha saputa difendere, non vogliamo che anche Alberto ci venga restituito cadavere", ha detto Antonella Zarri, la mamma di Alberto che soffre e combatte dall’1 maggio del 2022, quando la figlia Alice Scagni, mamma di un neonato, venne uccisa con 22 coltellate, sotto casa, dal fratello. Da parte sua l'avvocato della famiglia Scagni, Mirko Bertoli, denuncia ora il fatto che - alla luce dei precedenti - Alberto "avrebbe dovuto essere detenuto in un a cella singola e non con tre detenuti maghrebini che devono scontare pene per violenza sessuale". L'aggressione invece è avvenuta nel reparto dove sono ospitati i detenuti cosiddetti protetti.