Chiamarlo eroe
Hamas, il vescovo di Assisi: "Io al posto degli ostaggi, provo questo desiderio"
Sono passati quasi 20 giorni da quando i terroristi di Hamas hanno preso in ostaggio oltre 200 poveri civili israeliani. Ma, dalla cittadina di Assisi, arriva un'offerta di pace da parte del vescovo Domenico Sorrentino, uomo di grande fede, teologo e con un lungo trascorso in Segreteria di Stato: se dovesse servire per sbloccare la situazione e liberare i bambini, le donne e i ragazzi israeliani, anche lui è disposto a offrirsi in cambio. "Di fronte a tanto dolore - confessa il sacerdote - credo non mancherebbe anche qualche persona eroica, disposta a darsi in ostaggio sostitutivo. Da cristiano e da pastore, io stesso provo questo desiderio".
Intervistato dal Messaggero, Sorrentino ha parlato del timore che si possa trattare dell'ennesimo tassello di questa "terza guerra mondiale a pezzetti", come lo stesso Papa Francesco ha più volte denunciato. "Volesse il cielo potessimo qualcosa. Mi ha impressionato che, parlando con qualche esponenti della comunità ebraica – persone di apertura e di dialogo – in questo momento anch’essi non offrissero nessuna sponda a un possibile compromesso: la reazione dev’essere dura e forte, si tratta di cancellare il 'male'. È comprensibile - ammette il vescovo - ma quanto è triste. Come si farà a gettare un ponte?".
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Una via che, stando anche alle parole dello stesso Sorrentino, sembrerebbe senza sbocco. "Occorrerebbe davvero una autorità internazionale capace di mediare, accettata dalle due parti, che purtroppo all’ONU semplicemente si fronteggiano con reciproco addebito di responsabilità. La Santa Sede si è dichiarata disponibile: l’auspicio è che sia presa in considerazione".
Il vescovo, da uomo di fede, vorrebbe che il mondo arabo-islamico esprimesse una "condanna esplicita e netta dell’attacco inqualificabile". Ma, allo stesso tempo, desidera anche che Israele effettui "una pacata riflessione, non priva di capacità autocritica, su come organizzare una loro politica di sicurezza di lungo periodo tenendo conto sinceramente e anche saggiamente delle istanze palestinesi che lamentano soprusi storici a loro danno".
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