Pillole di storia

Pio XII, perché scelse il silenzio sul nazismo: ecco la verità

Sergio De Benedetti

Nei giorni scorsi, molti giornali italiani e stranieri hanno parlato di una lettera datata 14 dicembre 1942 ritrovata da Giovanni Coco, “ufficiale” dell'Archivio Apostolico Vaticano, nella quale il gesuita tedesco Lothar König, uomo di collegamento tra l’arcivescovo di Monaco, cardinale Michael von Faulhaber, e il Vaticano, parla dei crimini contro gli ebrei nei campi di Dachau e Auschwitz. La lettera, indirizzata a Robert Leiber, segretario particolare di Pio XII (Eugenio Pacelli), denota una ricorrente consuetudine a tale terribile informazione, dando quindi l'impressione di lettere precedenti inviate e, chissà, di altre che avrebbero potuto pervenire in futuro.

Su tutto però, emerge la prova e la conseguente enfatica frase che, dunque, “Pio XII sapeva”. Che il Pontefice sapesse, è da tempo arcinoto e con lui sapevano il cardinale Luigi Maglione, Segretario di Stato, ed i monsignori Domenico Tardini e Giovan Battista Montini, addetti alla medesima Segreteria. Per questo probabilmente quando Maglione venne a mancare (22 agosto 1944), non fu sostituito fino al decesso di Pacelli (9 ottobre 1958). Il nuovo Papa infatti, Giovanni XXIII, (Angelo Roncalli) ordinò cardinale e nominò proprio Domenico Tardini nuovo Segretario di Stato e al tempo stesso ordinò cardinale Giovan Battista Montini, già nominato arcivescovo di Milano nel 1954.

 

 

 

Eugenio Pacelli, nato a Roma il 2 marzo 1876, studiò con disinvoltura, divenne sacerdote ed entrò giovanissimo nella Segreteria di Stato («studia già da Papa», diceva il popolino). Dopo una serie di incarichi delicati e complessi (era Segretario del cardinale Pietro Gasparri, prima e dopo che questi diventasse Segretario di Stato), nel 1917 divenne Nunzio Apostolico in Baviera e due anni dopo nell’intera Germania, trasferendosi a Berlino dove rimase fino alla fine del 1929. Perfetto conoscitore della lingua, ammiratore del popolo tedesco in ogni sfaccettatura culturale, Pacelli fu cautamente contrario alle decisioni delle Potenze vincenti nel primo conflitto mondiale, considerate eccessive verso i perdenti e fautrici di risentimenti nazionalistici. Concluse numerosi Concordati affinché fosse sempre la diplomazia a dirimere gli eventuali contrasti e così si spiegano gli accordi con la Baviera (1924) e la Prussia (1929).

Richiamato a Roma il 16 dicembre 1929 dopo il Concordato con l’Italia del febbraio precedente, divenne cardinale con il titolo dei Santi Giovanni e Paolo ed il 7 febbraio 1930 Segretario di Stato di Pio XI (Achille Ratti), carica che gli permise di continuare la sua politica diplomatica stipulando nuovi Concordati con il Baden (1932), l’Austria 1933, la Jugoslavia (1935) e rinnovando quello con la Germania il20 luglio 1933, sei mesi circa dopo l'ascesa al potere di Adolf Hitler (30 gennaio 1933).

Va segnalato che nelle memorie di Heinrich Brüning, Cancelliere della Repubblica di Weimar dal 30 marzo 1930 al 30 maggio 1932, si parla di una profetica corrispondenza con Pacelli riguardo la viva preoccupazione di quest’ultimo per i metodi brutali del nascente partito nazista, elementi questi che il Cancelliere giudicò eccessivi e frutto probabilmente di errate valutazioni di prelati tedeschi desiderosi di mettersi in mostra con la Chiesa di Roma. Pacelli, fedelissimo di Pio XI, cercò di frenarne gli eccessi, convinto com’era che prendere posizione e, addirittura, rinnegare il Concordato avrebbe rappresentato proprio ciò che voleva Hitler, il quale dunque, privo di un accordo stipulato e oltre tutto abiurato proprio dalla controparte, poteva avere mani libere più di quanto non stesse già abusando. Intanto, come molti documenti e narrazioni verbali confermano, attraverso qualunque associazione religiosa e non ma desiderosa del bene comune, Pacelli lavorava in tutta l'Europa occupata nel disperato tentativo di salvare quante più vite umane possibili.

La decisione di non denunciare pubblicamente le atrocità del nazismo peserà nella sua valutazione personale e per questo il processo di beatificazione va a rilento: iniziato nel 1967 con Paolo VI (Giovan Battista Montini), nel 1990 al tempo di Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła) è stato proclamato “Servo di Dio” e nel 2009 con Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) “Venerabile”: sono in molti nel mondo a ritenere che possa bastare.