Dopo Amato
Ustica, il maresciallo Dioguardi: "Morti sospette, chi ha dato ordine del silenzio"
"Ci è stato dato l'ordine del silenzio assoluto". Dopo Giuliano Amato, torna a parlare della strage di Ustica anche Giuseppe Dioguardi, militare di lungo corso che quella notte di fine giugno del 1980 aveva appena 19 anni era in servizio nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano. Raggiunto dall'agenzia Ansa, l'ex maresciallo dell'aeronautica ribadisce quanto già detto nel 2013, forte delle conferme arrivate dall'ex premier sabato in una intervista-bomba a Repubblica: Senza più il "nullaosta di sicurezza", il 62enne sostiene che "i documenti dell'epoca ci sono ancora, bisognerebbe solo saperli cercare nel modo corretto".
Il Dc9 dell'Itavia è stato davvero abbattuto "per sbaglio" da un missile sganciato da un caccia francese che aveva come obiettivo il leader libico Muammar Gheddafi? "Quella notte in volo c'erano i due Mirage e un Tomcat - ricorda -, i nostri lo avevano segnalato ma è stato dato l'ordine di silenzio assoluto. Un silenzio ripagato in alcuni casi con avanzamenti di carriera fuori dal comune e promozioni mai viste. Quando sento che Tricarico dice di sentirsi sotto attacco, vorrei ricordare che all'epoca era al terzo reparto dello Stato maggiore, quello cioè che viene informato di qualsiasi velivolo o transito. non poteva non sapere".
Una vicenda che intreccia segreti militari e politici. E' stato proprio Dioguardi a consegnare il dossier del Sismi sulla tragedia all'allora ministro della Difesa Spadolini: "Lo aveva chiesto lui che fossi io a portarglielo, si fidava ciecamente di me. Ricordo ancora la sua espressione, sbatté i pugni sul tavolo, era infuriato. Io stesso lessi quel documento, di sette-otto pagine. Era l'aggiustamento della verità da parte degli ufficiali ordinata da qualcuno molto in alto". Quella sera, ricorda, "si alzarono in volo i caccia intercettori da Grosseto, su input del centro Radar di difesa aerea di Poggio Ballone, che lanciarono l'allarme, poi ricevettero l'ordine di rientrare". A bordo dei due F-104 c'erano Mario Naldini e Ivo Nutarelli, i due piloti delle Frecce Tricolore morti nel 1988 nel tristemente famoso incidente durante una manifestazione a Ramstein, in Germania. Una delle tanti "morti sospette", aggiunge Dioguardi. "Quando venne fornito all'epoca l'elenco su chi avesse informazioni sulla strage di Ustica - sottolinea -, l'unico ancora in vita ero io. Gli altri erano tutti morti o per cause naturali o per strani incidenti". "Esistono anche i messaggi classificati, come i tantissimi telegrammi inviati e arrivati quella notte, la cui copia non può essere distrutta - conclude l'ex maresciallo -. Quel giorno tutti sapevano cosa era successo, ma è stato ordinato loro il silenzio".