Corna a Torino

Bernardini De Pace su Segre-Seymandi: "Ecco chi vince in tribunale"

"Donne, cerchiamo di essere serie, consideriamoci persone e smettiamola di considerarci donne perseguitate". Si chiude con un'arringa il commento dell'avvocato Annamaria Bernardini de Pace, tra i più noti divorzisti italiani, sulla fine della storia tra Massimo Segre e Cristina Seymandi. Con un video pubblicato sul sito nicolaporro.it l'avvocato si dice "sconcertata dal fatto che le donne siano indignate dal comportamento di un compagno che stava per sposare la compagna e che ha dichiarato davanti agli amici che lei l’aveva tradita".

 

"Tutte le donne si sono scatenate, giornaliste e firme più o meno importanti, più o meno femministe. Immediatamente hanno detto che lui è un violento, che lui è un maleducato, che è stata una cosa vergognosa fare questo", dice Bernardini de Pace a bordo della sua auto spiegando invece che Segre "è stato geniale perché ha fatto una sceneggiatura coraggiosa, intelligente, capace, col dolore dell’uomo innamorato e ferito. Ha fatto una sceneggiatura migliore dei migliori film di Pietro Germi e ha detto a lei queste cose davanti agli amici perché terrorizzato dal fatto che i racconti di lei non sarebbero stati veritieri". Di fronte a tutto questo si può parlare di un uomo violento o violenta è una donna che tradisce l’uomo? Chiede provocatoriamente l'avvocato facendo notare c"he le donne ormai difendono le donne solo perché sono donne, non perché sono giuste o ingiuste. E non è assolutamente corretto nel 2023".

 

"Noi dovremmo giudicare le persone indipendentemente dal sesso", incalza l'avvocato: "oggi poi che abbiamo vari gender di ogni tipo, com’è che facciamo a stabilire che la donna è l’unica ad avere sempre ragione? Non è giusto". Secondo Bernardini De Pace non è il caso che Cristina Seymandi faccia causa, "anche se la può fare", puntualizza la divorzista spiegando che "potrebbe avanzare una causa per bullismo, una causa per diffamazione, ma secondo me la sua reputazione era già messa prima in discussione e quindi anche una causa civile per lesione della reputazione non sarebbe il caso di farla". Quindi, "se fossi lei, preferirei stendere non un velo sopra questa storia, ma un materasso abbondantissimo: non pensarci più, non dire più niente. Non avrei neanche il coraggio di continuare a lavorare con lui come penso che stia succedendo. Lascerei tutto nel silenzio, nel silenzio di questa potente e coraggiosa sceneggiatura che poi è stata diffusa, ma certamente non per colpa sua". Probabilmente", ipotizza Bernandini De Pace, "uno di questi amici ha pensato bene di farlo girare e farlo diventare virale, quindi neanche per questo potrebbe essere accusato".