Un passo più in là
Torino, corna e vendetta? Seymandi affila le armi: battaglia in tribunale
La cupa e riservata Torino è esplosa. Lo scandalo del finanziere che “sputtana” la promessa sposa di fronte ad una platea di ospiti riuniti nel parco della villa in collida di lui, è qualcosa che sotto la Mole non si era mai vista e neppure immaginata. Il rigore sabaudo e la discrezione sui panni di famiglia, sono andati a farsi benedire. La girandola di nomi e cognomi, poi, ha fatto capolino un po’ dappertutto, seducendo anche il pudico Corrierone che alla vicenda ha dedicato un’intera pagina. Senza contare i ricchi clic regalati a tutti i portali di informazione e di gossip. Tutto ciò in barba alle cautele deontologiche, alle norme sulla privacy e anche a quella riforma Cartabia che imbavaglia i giornali.
Prima di ogni altra cosa, lo scandalo Seymandi-Segre, rappresenta la ribellione ai falsi pudori di un sistema di omissis che imbavaglia e narcotizza. Tutto ciò premesso, resta il commercialista e finanziere Massimo Segre, consulente di Carlo De Benedetti e consigliere d’amministrazione del quotidiano “Il Domani” che, riuniti gli amici nel giardino di casa, anziché annunciare le nozze con la sua fidanzata, l’abbandona al suo destino, «perché mi ha fatto le corna. Non una, ma due volte».
Ora, però, c’è già qualcuno che giura che il numero dei tradimenti in tre anni di convivenza sia stato superiore. Lei, quarantacinquenne, piacente e imprenditrice di successo (grazie anche agli interventi di Segre e a un cospicuo finanziamento a fondo perduto di quasi due milioni, erogato con soldi pubblici da FinPiemonte), in passato aveva tentato la carriera politica nel partito di Grillo, diventando la spin doctor di Chiara Appendino, quando questa era sindaca di Torino. Poi aveva cambiato casacca e si era candidata (ma senza venire eletta) nel centrodestra (la lista si chiamava Torino Bellissima) a sostegno di Paolo Damilano, patron dell’acqua minerale Valmora, sponsor dei più prestigiosi tornei internazionali di tennis. Una carriera politica modesta, interrotta dall’incontro con Segre e sostituita con l’ascesa nel mondo dell’impresa.
NELLA VILLA IN COLLINA
Nel parco della villa in collina, la sera del 27 luglio il commercialista ha voluto porgerle «un dono d’amore, la libertà», invitando la sua “amata” a trascorrere le vacanze («già pagate da me») con il «suo noto avvocato», l’amante attuale, da poco succeduto ad un altro, un industriale torinese.
A Segre non è piaciuto «recitare la parte del cornuto», ma lo avrebbe fatto per evitare le spiegazioni che Seymandi avrebbe fornito di fronte ad una rottura comunicata solo in ambito privato. Le ha dato anche della bugiarda perché, forse mettendo le mani avanti, la manager aveva confidato alla mamma, di non sentirsi più sicura nel letto del finanziere.
SI MUOVONO I LEGALI
Ma è inutile fare un riassunto, quando il concione di Segre è disponibile integralmente in un video sul web. Di nuovo, invece, c’è la veemente difesa della Seymandi: «Da che pulpito viene la predica (...) Le persone che ha citato sono solo fantasmi (...) È stata una buffonata (...) Ho pensato che fosse impazzito». Insomma, quella che inizialmente appariva come un storia surreale e forse una fake (i primi a scrivere della vicenda sono stati il quotidiano piemontese TorinoCronaca e il portale Lo Spiffero), con la messa in onda del video, si è trasformata nella soap opera dell’estate ed è inevitabile che, come conseguenza, sia cominciata la caccia agli amanti. Quello attuale, secondo quanto riportato ieri da Dagospia, sarebbe l’avvocato penalista torinese Maurizio Bortolotto.
Meno certa l’identità dell’ex amante industriale. Dagospia indica, tra gli altri, l’ex presidente dell’Api subalpino, Fabrizio Cellino, ma nessuno dei presenti alla festa ci sta a vedere il proprio nome spiattellato sui giornali nell’ambito di questa vicenda. Dunque, si affilano le armi e i protagonisti (veri o presunti) di questa commedia all’italiana, si apprestano a fare la guerra. Una vicenda, però, che non appare cristallina nella sua narrazione. A cominciare dal testo scritto e poi letto da Segre alla festa e da quel video registrato da qualche amico di lui odi lei e dato in pasto al grande pubblico.