"La misura è colma"
Pietro Orlandi contro il Vaticano: "Perso l'ultimo briciolo di dignità"
"Hanno superato il limite": Pietro Orlandi indignato per le ultime rivelazioni sulla scomparsa di sua sorella Emanuela. Dalle carte trasmesse dal Vaticano alla procura di Roma, come riportato ieri da un servizio del TgLa7, spunta il nome dello zio Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983. All'epoca l'ex confessore degli Orlandi scrisse al cardinale Agostino Casaroli che Meneguzzi molestava la sorella maggiore di Emanuela, Natalina. Quest'ultima gli avrebbe confidato anche di aver paura e che le sarebbe stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, l'aveva fatta assumere.
Indignata la reazione di Pietro Orlandi, che già ieri all'Adnkronos aveva detto: "Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia... Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così". Nella conferenza stampa indetta oggi, l'avvocato di famiglia Laura Sgrò ha commentato: "Quello che è successo ieri meritava un approfondimento perché siamo stati travolti da questa notizia. Ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. Abbiamo appreso dal Tg di La7 che si attribuirebbero delle responsabilità della scomparsa di Emanuela allo zio. Sono stati raccontati fatti privati di Natalina Orlandi, la sua vita è stata messa in piazza e macellata". E ancora: "La pista riguarda una persona morta che non si può difendere e delle indagini fatte da un magistrato morto anche esso. Quei documenti non sono inediti, noi ne eravamo a conoscenza da anni. Erano queste le carte impolverate di cui parlava la procura vaticana?”.
In conferenza è intervenuta anche Natalina, tirata in ballo ieri da questi documenti, che ha rivelato: "Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, al momento fui scossa ma finì lì e lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione". E ancora: "Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell'83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla". Pietro Orlandi invece ha detto: "Qualcuno sta facendo di tutto per spostare l'attenzione dall'interno del Vaticano a fuori". E ancora: "Faccio un appello ai senatori, in questi giorni si deve riunire la conferenza dei capigruppo per la votazione in aula. Perché il Vaticano non vuole questa commissione? Penso possa essere una vera occasione. Io non voglio che questa commissione parta perché c’è una famiglia che soffre ma deve partire perché è necessaria. Il Vaticano ha perso gli ultimi bricioli di dignità ieri sera. Il mio ultimo appello va a i senatori".