Pazzesco
The Borderline, gli youtuber fanno soldoni dopo la morte del bimbo
Stanno ricevendo valanghe di insulti e minacce sui social. Ma non solo. Perché siccome i TheBorderline, gli youtuber che avevano affittato un suv Lamborghini per una challenge che si è conclusa con un tragico incidente a Casal Palocco in cui ha perso la vita il piccolo Manuel di 5 anni, con i social ci lavorano, il loro pane quotidiano si chiama fama.
Non buona o cattiva. Ma fama purché sia. Come effetto collaterale di questa tragedia, infatti, stanno riscuotendo una popolarità tragicamente inaspettata che fa lo stesso rumore di una slot machine. Il loro numero di follower su Instagram in pochi giorni è di fatto raddoppiato.
PULIZIA
Matteo Di Pietro, il ragazzo che si trovava alla guida del suv e indagato per omicidio stradale e lesioni, ha reso privato il suo profilo, rimosso tutti i post e la foto in evidenza, ma col nickname di “Dp” ha comunque guadagnato oltre 15 mila seguaci in appena tre giorni. Vito Loiacono invece, noto per il video cui si fa beffe di chi guida le Smart, ha guadagnato più di 50mila follower. Numeri che, un giorno o l'altro, diventeranno soldi.
Ma il vero business TheBorderline lo fanno grazie a Youtube: con 600mila iscritti al loro canale e oltre 150 milioni di views, sebbene abbiano provveduto a rimuovere alcuni video che avrebbero probabilmente potuto aggravare la loro posizione agli occhi degli inquirenti e del pubblico, stanno aumentando vertiginosamente le visualizzazioni alle “imprese” ancora presenti e ricondivise nei canali gemelli su altri social come TikTok.
CONSOLIDATI
Non bisogna cadere nell'errore di pensare che i TheBorderline siano degli scappati di casa. La loro attività social e le loro challenge hanno dato vita a una realtà consolidata anche dal punto di vista aziendale. La loro società, TheBorderline srl, aperta un anno fa da Di Pietro e da Leonardo Golinelli (socio al 50%, non era in macchina al momento dell’incidente) fattura fino a 3mila euro al giorno solo grazie alle visualizzazioni.
Più, logicamente, ci sono i brand, le ospitate, le donazioni dei fan. La loro collaborazione più celebre è quella con Sony, sponsor entusiasta dei loro video “da pazzi”, ovverosia sfide assurde come restare cinquanta ore su una zattera o su una Tesla: «A noi divertono moltissimo – scriveva Sony Italia su Twitter – ecco perché non abbiamo esitato a dar loro qualche prodotto Alpha per offrirgli il meglio della qualità foto/video». Il materiale, girato col meglio del meglio dell’attrezzatura messa a disposizione dal colosso hi-tech, viene poi montato dagli editor che sono a libro paga della srl da quasi 200mila euro di fatturato in sei mesi e ben oltre 100mila di ricavi annui.
PARCHI DIVERTIMENTO
Lo scorso anno i TheBorderline, da piccoli personaggini pubblici, hanno realizzato una loro challenge a Cinecittà World, il parco divertimenti tra i più grandi d’Italia situato alle porte di Romache ne apprezza particolarmente le doti: «Gli Youtuber più assurdi d’Italia arrivano a Cinecittà World! – si leggeva sul sito del parco divertimenti – Con oltre 250.000 iscritti al canale YouTube e con più di 38 milioni di views, i creator dei video più assurdi d’Italia, si cimentano nell’Altair Challenge: la sfida a chi riuscirà a fare più giri sulla montagna russa con più inversioni in Europa».
Nello stesso parco giochi avevano partecipato anche alla festa di Natale, mentre in un’altra realtà vicina dal punto di vista sia geografico che del target, il Luneur sempre di Roma, avevano avuto la possibilità di realizzare un’altra challenge delle loro: “I Theborderline, gli youtuber più assurdi d’Italia, con oltre mezzo milione di follower: vieni ad incontrare Dp, Leo, Ciaffa e tutta la crew per scattare una foto ricordo insieme a loro” recitava lo slogano piazzato sugli inviti del parco divertimenti. È evidente che nessun parter commerciale potesse mai immaginare che le loro prodezze avrebbero generato una tragedia come quella di Casal Palocco, ma la loro struttura di business rende bene l’idea di quanto quello dei “TheBorderline” non sia un giochino improvvisato ma un vero e proprio modello aziendale 2.0.