La testimonianza

Giulia, il giallo della cenere: "La mamma di Impagnatiello non l'ha vista"

C’è qualcosa che continua a non tornare nella versione fornita agli inquirenti da Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne in carcere da giovedì scorso per l’omicidio della compagna incinta di sette mesi Giulia Tramontano. L’uomo ha confessato di aver ucciso Giulia, di avere tentato di bruciarne due volte il corpo, che ha nascosto prima in garage e poi in auto e infine, nella notte tra martedì e mercoledì scorso, gettato in un’intercapedine in un’area dismessa. Eppure quando - stando alla sua ricostruzione - il cadavere giaceva nella sua auto - i carabinieri che indagavano sulla scomparsa della 29enne non ne avevano trovato traccia nel bagagliaio della T-Roc, ben visibile dall’esterno, poiché sprovvisto di copertura.

 

 

Il copri bagaglio è stato ora sequestrato e proseguono le indagini, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, anche per capire se effettivamente Impagnatiello - come lui sostiene - abbia agito da solo, dal momento dell’omicidio fino a quello in cui ha gettato il cadavere della compagna. Oggi 6 giugno alle 12 i carabinieri del Sis del nucleo investigativo entreranno nell’appartamento in cui la coppia viveva in via Novella, a Senago, per effettuare rilievi alla presenza delle parti. Per rappresentare Impagnatiello, il cui legale di fiducia Sebastiano Sartori, ha rinunciato oggi al mandato, è stato nominato un avvocato d’ufficio, dopo non poche difficoltà - a quanto si apprende - a reperirne uno disponibile. 

 

 

Nel frattempo - mentre si continua a cercare il telefono di Giulia, gettato a quanto racconta Impagnatiello in un tombino - gli inquirenti hanno riascoltato tutti i familiari della vittima e anche l’addetto alle pulizie che aveva trovato cenere nella casa di Senago. Il killer infatti ha provato per due volte a bruciare il corpo di Giulia, prima nella vasca da bagno e poi nel garage. Una vicina di casa, secondo quanto riporta Il Fatto quotidiano, alle ore 17 di domenica 28 maggio, aveva notato "una quantità ingente di cenere" uscire dall’appartamento dei due ragazzi e "continuare sulle scale del codominio sino al box auto" della coppia. "Quasi alla stessa ora di domenica, come riporta sempre il tribunale nella convalida del fermo, la madre dell’assassino", si legge sempre sul Fatto, "utilizzando una coppia delle chiavi sale in casa, entra e non trova nessuno. Chiude ed esce. Della cenere, stando all’ordinanza, non sembra però fare cenno. Sono, secondo il gip, le 17,20 del 28, venti minuti dopo il passaggio della vicina". Due dati in evidente contrapposizione...