Fondatrice dei Verdi
Ultima Generazione, Rosa Filippini li stronca: "Teppisti ignoranti"
Tra i fondatori dei Verdi, deputata dal 1987 al 1994, fondatrice e presidente degli “Amici della Terra”, Rosa Filippini è direttrice dell’Astrolabio: giornale degli Amici della Terra che riprende la storica testata di Ferruccio Parri e Ernesto Rossi. Da ecologista storica, proprio sull’Astrolabio aveva firmato una dettagliata stroncatura di “Ultima Generazione” che in qualche modo riassume nel commento che ci dà sulla decisione della Procura Federale tedesca di ordinare perquisizioni per sette attivisti locali del gruppo, con l’accusa di sostenere una organizzazione criminali. «No al carcere per gli attivisti di Ultima Generazione. Se uno è scemo, non lo metti in galera».
Lo si deve lasciar fare, allora?
«Sono contraria agli arresti e ad evocare il terrorismo che è un fatto grave e serio. Questi sono piccoli conformisti che non sanno niente e che aspirano ad andare in Tv. Basta fargli pagare le spese».
E farli pulire?
«Io non è che mi fiderei tanto. Questi ragazzi sono maldestri. Non hanno familiarità con i materiali, non fanno neanche le pulizie di casa, quindi non mi fiderei di far ripulire opere d’arte a loro. Queste sono cose che vanno fatte fare dagli specialisti, perché per l’appunto se uno non distingue la vernice lavabile dall’idrosolubile o anche dal minestrone forse è meglio che non pulisca. Però pagare sì. Ci sono delle spese per queste cose? Le famiglie dei ragazzi, là dove risultino a carico di qualcuno, vedano di pagarli. Questa è una giusta misura. Arrestarli no. Ne facciamo dei terroristi e con tanta gente che c’è sensibile a questo modo di porre le politiche ne facciamo degli eroi.
Secondo me, è sbagliatissimo».
Non c’è dunque un pericolo terrorista?
«Un pericolo ecoterrorista potrebbe anche esserci, ma mi sembra del tutto sbagliato dare questa valutazione adesso. Voglio dire, non che sia positivo fare dell’ecoterrorismo rispetto all’ecovandalismo, ma mi sembra che al momento sia sbagliato dare tutta questa importanza a questi qua. Vorrei piuttosto che non fossero intervistati, non fossero chiamati dalle televisioni, non gli fosse dato credito, perché l’obiettivo delle loro azioni per il momento è proprio questo. Avere popolarità, avere la parola, essere portati dalla stampa al livello di interlocutori primari. Siccome non lo sono, mi sembra sbagliato portarceli».
Come consigliava Marshall McLuhan sulle Br: staccare la spina...
«Sì. Loro puntano a essere identificati come interlocutori primari. Secondo me è sbagliato per tutte le ragioni che ho detto, nel metodo e nel merito, ma anche perché non sanno niente. Non stanno facendo una grande scoperta, anche nella protesta. Di cambiamenti climatici e di quale urgenza sia necessaria per mettere mano a delle misure e a quali misure, si discute da 20 anni. Si discute e anche si spende, si fanno investimenti, si fanno un sacco di cose».
Le ultime ragazze fermate davanti al Senato hanno dichiarato con tono drammatico: “siamo disperati!”...
«Allora, se sono disperati davvero, be’, insomma, inquieta dirlo, ma non ci stanno troppo con la testa. Credo sia invece una parola d’ordine. Dicono tutti le stesse cose quando vengono intervistati, dicono siamo disperati, fanno delle scene come per mettersi a piangere. Mi sembra che sia un copione scritto, che di volta in volta dei giovani vocati a questo ruolo si incaricano di interpretare».
Loro affermano che da vent’anni non si fa nulla per l’ecologia.
«Non è vero per niente. Sull’Ambiente si fanno grandi investimenti: certamente sui programmi dell’Onu ma anche direttamente nei programmi dei paesi, se pensiamo che in Italia fino al 2020 abbiamo speso oltre 200 miliardi. Nemmeno per la Cassa del Mezzogiorno si è speso tanto. Si può discutere, e secondo me si deve discutere, se questi investimenti che abbiamo fatto siano giusti o sbagliati. Se sono utili o inutili. Ma non si può dire; non si è fatto niente. Sei tu che sei nato ieri, non sai niente e hai imparato una lezioncina a memoria».
Ultima generazione è una esagerazione di Greta?
«Sicuramente, ma sono tutte operazioni mediatiche. Il fenomeno Greta non è una semplice adolescente svedese, ma un gruppo di comunicatori anche bravi, una agenzia con i fiocchi. Di quelle che associazioni come la mia, che operano da 40 anni, non si sono mai potute permettere».
Ma c’è il pericolo di una escalation che arrivi in futuro a cose tipo Brigate Rosse?
«Certo che sì, se si continua a farne degli interlocutori di primo piano c’è questo rischio».
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