Alluvione, Musumeci: "Dove e quando si ripeterà il disastro
Per Nello Musumeci il problema è "culturale, direi caratteriale: siamo un popolo fatalista". Dopo due giorni passati al telefono, quasi in riunione permanente, collegato con la Romagna alluvionata e con la sala operativa della Protezione civile, il ministro non riesce a trovare parole di speranza in una intervista alla Stampa: "Mettiamoci in testa che viviamo in un territorio a rischio e che il processo di tropicalizzazione del clima ha raggiunto anche l'Italia - spiega il ministro - la domanda da porsi non è se un evento disastroso come quello di martedì avverrà di nuovo, ma quando e dove si verificherà". Di fronte a questa prospettiva, ci presentiamo impreparati, ammette l'ex presidente della Sicilia, ora responsabile anche delle politiche per il Mare, "perché nelle agende di tutti i governi, negli ultimi 80 anni, la fragilità del nostro territorio non è mai stato un tema davvero prioritario". Eppure, basta riavvolgere il nastro degli ultimi anni per contare decine di disastri simili a quello che ha colpito la Romagna: "Io sono siciliano, ricordo il terremoto del Belice del 1968: da allora a oggi lo Stato italiano ha speso oltre 140 miliardi di euro per interventi di ricostruzione dopo calamita' naturali, oltre a piangere più di 6.700 morti. Si è seguita una linea cinica e perversa, pensando che le promesse sulla ricostruzione producessero più consenso rispetto a una sana attività di prevenzione".
Musumeci si concentra su una categoria morale, più che politica: "Nessun dolo, comunque, solo miopia, a tutti i livelli. C'è un dato caratteriale tipicamente italiano: noi proviamo a commuoverci di fronte alle tragedie, poi però dimentichiamo e non impariamo la lezione. Qui serve un cambio di approccio, immediato". Ogni volta, puntualmente, si riparla di un grande piano contro il dissesto idrogeologico. Il ministro spiega perché stavolta dovremmo aspettarci risultati. Due le proposte di legge: "Una per velocizzare la fase di ricostruzione post calamità, che conto di presentare entro 15 giorni: punta a snellire le procedure e a fissare i termini per la conclusione delle opere, perché la ricostruzione non può durare 40 0 50 anni, come è avvenuto. L'altra legge sarà per semplificare la prevenzione strutturale, che non può essere frenata da vincoli ambientali discutibili. "Prendiamo gli argini dei fiumi - continua -: spesso vengono costruiti con la terra e non usando blocchi di cemento o muri di rinforzo con gabbie di acciaio e pietrame, perché non ci sono le necessarie autorizzazioni ambientali. Dobbiamo essere in grado di mappare i territori più fragili e pianificare gli interventi necessari". Ad esempio, "fare in modo che l'acqua piovana arrivi al mare il prima possibile, con un intervento sul reticolo fiumario primario e secondario: ci sono fiumi e torrenti asciutti che potrebbero tornare ad accogliere l'acqua. Se abbiamo immaginato una rete di distribuzione di acque piovane in un centro abitato, capace di assorbire mille millimetri in un anno, ora dobbiamo pensare a un sistema di raccolta d'acqua per assorbire cinquecento millimetri in 48 ore".
Acqua che ora ci sembra una disgrazia, ma che, fino a poche settimane fa, invocavamo di fronte all'emergenza siccità: "Questo è lo scenario, per cui parallelamente dobbiamo pensare anche a un piano nazionale per l'accumulo dell'acqua. Tanto per cominciare - osserva infine il ministro -, serviranno decine di nuove dighe statue regionali: sono 40 anni che non si fanno e svolgono una funzione essenziale. Poi penso alla realizzazione di bacini, ma anche di piccoli invasi aziendali col concorso delle Regioni, a beneficio degli imprenditori agricoli, come abbiamo fatto in Sicilia. Inoltre, bisogna riqualificare le reti di distribuzione urbane per evitare perdite, che in alcuni casi sono anche del 50 per cento". Programma vasto: "Per alcune iniziative, come gli invasi aziendali, bastano anche 4 o 5 mesi, mentre per altre, come le dighe, non basteranno 6 o 7 anni. Ma bisogna cominciare, velocizzandole procedure, ripeto, a partire da quelle legate alle autorizzazioni ambientali", ha concluso Musumeci.