Il "sì"

Carabinieri, le nozze gay dell'appuntato scelto: ecco le foto

Francesco Specchia

S’è rovesciato il mondo. Nel «paese dei omofobi» come direbbe il politico arcobaleno Alessandro Zan, ora si sposano anche quei machisti impenitenti dei carabinieri. E lo fanno in alta uniforme e con picchetto d’onore; e sotto un ponte scintillante di sciabole carezzato da scirocco e buoni propositi; mentre il sindaco benedice lo scambio degli anelli, e il bacio nuziale degli sposi fa scintille barba contro barba. Che –a vederlo così- per antiquati eteromilitaristi come noi, -gente appesantita dal rigore tradizionale dell’Arma e dagli alamari “cuciti sulla pelle” di Dalla Chiesa, be’, un po’ spiazza. Ma in fondo neanche più di tanto.

La notizia è che, secondo tutte le agenzie d’Italia «Giuseppe Pezzuto, parrucchiere 29enne, originario di Ceglie Messapia, e Angelo Orlando, appuntato scelto dei carabinieri (che lavora a Palazzo Chigi, occhio, ndr), originario di San Pietro Vernotico, hanno vissuto l’8 maggio, il giorno del matrimonio civile che ha unito per la prima volta due uomini, due cittadini della provincia di Brindisi, in una cerimonia in alta uniforme e con picchetto d’onore dell’Arma». La notizia, dal punto di vista dei vecchi conservatori che magari –come il sottoscritto- han vissuto nei polverosi mileu militari, tra caserme e circoli ufficiali, ha un che di strabiliante. «Ci manca solo che ora si sposano fra preti, e abbiamo chiuso il cerchio...», ci commenta il direttore Vittorio Feltri affilando una battuta sul progresso sociale che oramai è talmente veloce da superare i nostri stessi pregiudizi. Però, se uno, per scrupolo cronistico, richiede l’opinione sulle nozze gay al Comando Generale dell’Arma (su questo non ha sfornato neppure un comunicato); be’, la risposta ufficiale degli alti vertici è qualcosa di altrettanto inedito. «E che problema c’è? È normale, no? Due persone, una delle quali ottimo carabiniere, ci chiedono il permesso di sposarsi con tutti i crismi, e noi glielo diamo. Non ne facciamo certo una questione di sesso. I tempi sono cambiati, sa...», ci rispondono dall’Arma. Davvero sono cambiati.
 



I TEMPI CAMBIANO
Noi insistiamo sul fatto che no, che proprio istituzionalmente, l’Arma, coi suoi nubendi -esclusivamente maschio e femmina- è sempre stata tignosissima. Che, ai tempi di mio nonno Generale, i servitori dello Stato non si potevano sposare nemmeno nella stessa città. Che fino alla legge del 20 ottobre 1999 le donne non potevano né vestire la divisa, né partecipare alle selezioni dell’Accademia di Modena. Che soltanto fino al dicembre 2012 il generale Clemente Gasparri vicecomandante generale dell’Arma, in una lezione agli allievi della Scuola ufficiali di Roma, dichiarava che «ammettere di essere gay, magari facendolo su un social network, non è pertinente allo status di Carabiniere».

COME BILL CLINTON
E lo diceva magari non seguendo una norma codificata dai regolamenti, ma dispensando un consiglio coerentissimo, e assai autorevole per quei tempi in cui l’istituzione sentiva fortemente la disciplina e la gerarchia. Tra l’altro, nella stessa America liberal di Bill Clinton presidente era consentito ai gay di indossare l’uniforme purché non facessero coming out, un gesto ritenuto offensivo verso il pubblico decoro. Però, alla fine di tutta quest’imperlata di eccezioni, dai piani alti dell’Arma mi fanno: «Guardi che bisogna adeguarsi ai tempi. Tra l’altro non è mica la prima volta che carabinieri omosessuali si sposano».

 



Ed è vero. Mi estraggono un comunicato del 21 luglio 2022: «Elena Mangialardo e Claudia De Dilectis si sono unite civilmente il 18 Luglio a Cefalù, provincia di Palermo. E poiché Elena, siciliana, è carabiniera vicebrigadiera in servizio al radiomobile Cassia di Roma, mentre Claudia è imprenditrice, la coppia ha potuto omaggiare la propria celebrazione di tutti i riti tradizionalmente previsti dal protocollo cerimoniale dei Carabinieri. Dunque via con ponte di sciabole in alta uniforme, e militari sull’attenti al rintocco delle note di Ennio Morricone». Perfino Morricone.

Le nozze gay in divisa non sarebbero evento nuovo. Solo che l’anno scorso, a “sposarsi” con la benedizione del Generale Comandante furono due lesbiche. E, sotto quell’ennesimo ponte di sciabole, i sorrisi, la commozione, i sogni e i colori erano esattamente gli stessi di Pezzuto e Orlando, l’altro giorno. È che tutto fluisce: il senso dell’etica, della morale, dei diritti civili. E dall’entrata in vigore della norma di Renzi sulle “Unioni civili” si è squarciato il velo di Maya del pregiudizio. Forse per qualcuno è ancora dura digerirlo. Soprattutto, dalle parti del battaglione Schlein, si era già pronti a cannoneggiare il veterofascismo omofobo in divisa. Invece nulla. L’Italia si evolve. E i carabinieri, come sempre, restano l’avanguardia di ogni piccola grande rivoluzione...