Vince l'Italia sana
Piantedosi su Messina Denaro: "Se c'entra il governo Meloni?"
L'aveva auspicato, Matteo Piantedosi: «Mi auguro di essere il ministro dell'interno della fine della latitanza di Matteo Messina Denaro». Parole pronunciate circa una settimana fa, ad Agrigento. E anche la scelta del luogo dove mandare quel segnale di battaglia era significativa. E ieri mattina è accaduto, in una clinica di Palermo, dove il boss mafioso, malato, si recava per le cure. Ma ovviamente il capo del Viminale resta silente se gli chiedi se sapesse già qualcosa. Gli si legge comunque in faccia la gioia provata anche davanti alla telefonata di congratulazioni - a lui e al Comandante dell'Arma dei Carabinieri Teo Luzi - che gli ha rivolto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il telefono del ministro ha squillato in continuazione per tutta la giornata, a conferma che si trattava di un momento a lungo atteso: l'arresto del più pericoloso latitante di Cosa Nostra si è diffusa in un baleno in tutta la Nazione. Il popolo italiano ha ritrovato lo Stato. Il Viminale è stato subissato di messaggi di felicitazioni. E in questa intervista a Libero, concessa durante l'incontro bilaterale ad Ankara con il suo omologo turco, Piantedosi ci tiene a ringraziare soprattutto chi ha lavorato incessantemente per la cattura di Matteo Messina Denaro.
La felicità si percepisce, ministro...
«Sono estremamente soddisfatto per questo straordinario risultato. I miei complimenti vanno a tutti i protagonisti di questo successo: i magistrati, i carabinieri, tutte le forze di polizia impegnate nella lotta alla mafia e più in generale sul fronte della sicurezza».
Davvero bravi...
«La grande emozione vissuta dal Paese per questa notizia rappresenta un plauso a tutti loro».
Perché questo risultato è così importante?
«La cattura di Matteo Messina Denaro era fondamentale sul piano dell'antimafia anche come segnale da dare agli affiliati alla criminalità organizzata».
Tutto così improvviso...
«Gli apparati dello Stato da tempo erano sulle sue tracce».
C'entra anche il nuovo governo?
«Il governo Meloni ha dato fin da subito il massimo appoggio alla lotta contro la mafia in ogni direzione».
Dunque un vostro successo?
«Siamo di fronte a una vittoria di tutte le forze sane del Paese. Godiamoci questo momento in uno spirito di grande unità nazionale. Le sfide da combattere e da vincere sono ancora molte».
Finalmente il crimine soccombe?
«Lo Stato è presente e vince. Prima o poi consegna sempre il conto da pagare a chi ha scelto la via della criminalità».
Come ci si è arrivati?
«Il successo di oggi si fonda su un lavoro paziente che parte da lontano. Chi governa può avere solo il merito di creare e mantenere le condizioni giuste per il lavoro delle nostre straordinarie forze dell'ordine».
È stato seguito un particolare modello di indagine?
«La conoscenza e il controllo del territorio sono fondamentali per vincere contro la criminalità organizzata. Questo arresto si inserisce in questa modalità di contrasto che rimane di prioritaria importanza».
Ma quanti lutti nel passato...
«Ancor più in una giornata speciale come quella di oggi, il pensiero va agli uomini e alle donne dello Stato che si sono sacrificati nella lotta alla mafia. Sono scolpiti nella nostra coscienza nazionale».
Nomi che sembrano così lontano nel tempo.
«Impossibile elencarli tutti. Cassarà, Basile, Dalla Chiesa, Morvillo, Livatino, Falcone, Borsellino e decine di altri ancora. Senza contare le migliaia di vittime delle operazioni mafiose condotte sotto forma di estorsioni e angherie varie».
Il resto lo dirà l'assetto dello Stato nella lotta al crimine. Si tratterà di snidare la nuova mafia che sostituisce quella vecchia che ha perso i grandi boss, da Riina a Provenzano e ora Messina Denaro. Probabilmente è presto - si intuisce dalle parole del ministro - per scrivere che la mafia è finita, ma c'è un lavoro investigativo condotto con passione e professionalità da inquirenti eccellenti. Liberare il territorio dalle mafie servirà ad attrarre investimenti e a produrre ricchezza da far finire in buone mani e non più in quelle della malavita. Messina Denaro in carcere significa che la mafia non è più considerata invincibile.