Gualtieri, case di lusso ai migranti gay: scandalo a Roma
Case di lusso per i rifugiati Lgbt+. È quanto contiene il bando di gara del Comune di Roma presentato il 13 dicembre e in scadenza il 20 gennaio. Il progetto prevede residenze con wifi e ascensore per le coppie di immigrati Lgbt che chiedono asilo politico o mirano all'ottenimento dello status di rifugiato in Italia. Tutto vero. Stando al programma firmato dall'assessore alle Politiche Sociali, Barbara Funari, coppie lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender avranno diritto a dimore a 5 stelle. Queste dovranno essere ubicate in zone centrali, "quartieri che favoriscano l'inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un'adeguata integrazione sociale". Ma non solo perché così come chiarisce il bando non potranno mancare gli ascensori, a meno che l'alloggio non sia al pian terreno "o non si sviluppino all'interno di unità immobiliari terratetto". Finita qui? Neanche per sogno.
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I COMFORT
L'abitazione dovrà "garantire al suo interno la copertura di una rete wifi per consentire alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti on-line, in modo da consentire la fruizione di servizi educativo-formativi e lavorativi previsti dal progetto". Il bando 2023-2025 fa parte dell'iniziativa nazionale SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione). Gestito dall'Anci, il progetto si avvale del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo messo a disposizione dal ministero dell'Interno e viene realizzato a livello territoriale con l'aiuto di diversi enti locali. In particolare, quello del lotto 4 dedicato ai rifugiati Lgbt+ di Roma, prevede l'impiego di 10 appartamenti per la modica cifra di 493.200 euro. Senza contare lo stanziamento pro capite di 45 euro al giorno.
Il presupposto su cui si basa l'iniziativa è il rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. "Il livello di accettazione delle persone LGBT+" risulta infatti essere "molto basso nei centri d'accoglienza: l'esperienza di convivenza di persone LGBT+ in contesti di accoglienza collettiva rischia di ostacolare l'emersione o l'espressione di un'identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi". Insomma, i migranti faticherebbero a convivere con persone Lgbt nelle stesse strutture di accoglienza. Circostanza tutta da dimostrare e che genera un succoso cortocircuito: la sinistra dell'accoglienza separai rifugiati Lgbt dagli altri immigrati perché questi ultimi non li vogliono accogliere. E insomma, chi sono i veri "razzisti"? Inoltre appare assurdo il paragone tra il "lotto 4" (quello riservato alla comunità Lgbt) e le fattispecie indicate dagli altri lotti. Ossia rifugiati con disagio sanitario, mentale e/o psicologico; donne singole o con figli minori; vittime di violenza di genere e/o tratta e grave sfruttamento. Tradotto: la giunta del piddino Roberto Gualtieri equipara i migranti Lgbt a persone con difficoltà di altra natura.
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Ad esempio nel lotto 3, gli stessi requisiti degli alloggi per coppie gay, devono essere rispettati per le donne vittime di violenza o oggetti di schiavismo. Una similitudine azzardate e forse anche un poco discriminatoria, ma perla quale Marilena Grassadonia si compiace. La coordinatrice dell'Ufficio Diritti Lgbt+ di Roma Capitale insiste sul "voltare finalmente pagina" da parte dell'amministrazione capitolina che "avvia una stagione che mette al centro i diritti e i bisogni reali di tutti i cittadini e le cittadine che vivono nella nostra città". Eppure la polemica non manca. «Il bando - denuncia la Lega per bocca del capogruppo Fabrizio Santori - mette sullo stesso piano i problemi che potrebbero incontrare queste persone con quelli sicuramente già sperimentati, subiti e sofferti per anni dalle donne vittime di violenza con i loro bambini e per le quali è assurdamente previsto lo stesso numero di sistemazioni». A maggior ragione considerata la drammatica situazione economica che stiamo vivendo.
LA PROTESTA
«Se fossimo una società e una città ricca - prosegue interpellato da Affaritaliani.it -, non vedrei niente di male nel garantire la tutela delle scelte sessuali, ma non mi pare il caso di Roma dove si impegnano risorse per gay, lesbiche e trans in piena emergenza casa». Questa «non è sana amministrazione della cosa pubblica, ideologia allo stato puro. E per favore, da quando il wifi garantisce l'integrazione sociale? Se è così mi aspetto che la Giunta Gualtieri lo regali anche ai rom che vivono nei campi. Ma per favore». Dunque la domanda al sindaco della Capitale: «Perché dedicare alle persone Lgbt+ oltre 600mila euro, richiedendo oltretutto sistemazioni che non è esagerato definire da hotel di lusso. Wi-fi, ascensore, zone centrali?». Il sospetto di Santori è che dietro alla proposta ci sia «un interesse lobbistico». «Le lobby- conclude - quando sono chiare e trasparenti sono un pezzo della democrazia ma qui ci si dimentica che un'amministrazione deve rappresentare tutti i cittadini. Basta chiudersi dietro una trincea di lotte di alcune minoranze».