La necessità

Nucleare sotterraneo, il piano per salvare la Terra: ecco come funziona

Vittorio Feltri

Centrali nucleari sì, meglio se sotterranee. Sono sicure, economiche, ecologiche. L'ho scritto il 1° settembre su queste colonne appoggiandomi non a chiacchiere di tuttologi ma alla scienza e all'esperienza di due fuoriclasse. Ho bussato. Toc toc. Non ha aperto nessuno, ho il dubbio che politici e sapientoni da talk show abbiano sigillato la porta ma soprattutto il cervello con il silicone. L'uno, Carlo Rubbia, è Nobel per la Fisica, ed è il top degli studiosi che possano permettersi di pronunciare la parola "nucleare". Per l'altro, il professor ingegner Pietro Lunardi, vale la medesima considerazione di eccellenza universale a proposito di tutto ciò che si riferisce a "sotterraneo": ha inventato e brevettato metodi che consentono a costi dimezzati e a sicurezza raddoppiata di scavare tunnel e ciclopiche caverne a prova di terremoto, bombardamenti, propagazione di radiazioni in caso di incidenti. Ne è prova tangibile il laboratorio di fisica nucleare situato nel cuore del Gran Sasso, sovrastato da 1400 metri di roccia,senza la possibilità che un qualsivoglia incidente possa scatenare fiotti di radioattività che riescano ad attraversare la barriera naturale del calcare, che è il gioiello invidiatoci dalla galassia e che è esito dell'alchimia di pensiero e azione realizzatasi tra Carlo e Pietro. Sono decenni che i due sunnominati si sbracciano e espongono le ragioni marmoree perché la politica e i media rimuovano pregiudizi che una volta si limitavano ad essere dannosi, ma ora sono semplicemente suicidi. Perciò ripeto ad alto volume quel che ho detto il 1° settembre sperando buchi stavolta i tappi di cerume. Disturbo? Preferisco essere indigesto che fungere da Alka-Seltzer.

 

 

POLITICA TIMIDA - La politica intanto è timida sul nucleare in generale, silente perché sprovveduta su quello sotterraneo. Quanto ai media, idem. Qualcuno ha rotto l'ostracismo anni fa a proposito di impianti ipogei, ma la cosa è nata e morta lì, quasi fosse una trovata di professori buontemponi.  Io dico: chi ritiene sbagliati i calcoli e pericolosa la collocazione nelle montagne o nel sottosuolo delle centrali alimentate da uranio o plutonio entri nel merito, intervenga, evitando scemenze da liceali in gita. Qui c'è in in ballo non il prestigio di questo o quel Nobel. Il caso è serio, inerisce la questione del rifornimento energetico e impone di prendere posizione con urgenza. Mettendosi di buzzo buono a realizzarle, le centrali di questo tipo verrebbero pronte nel medio periodo. R(ubbia)&L(unardi) affermano: possono erogare energia da qui a sei anni, e con un costo del 40 per cento inferiore a quelle en plein air. Medio periodo? Siamo in piena urgenza! Si finirebbe troppo tardi. Fu l'osservazione che mi fu fatta quando, nel 2015, lanciai l'allarme dopo l'invasione russa della Crimea e sostenni che bisognava metter mano subito al "nucleare sotterraneo" perché i gasdotti che attraversano l'Ucraina non garantivano un tubo. Maledetta profezia. Se però non si faceva l'obiezione idiota del "troppo tempo" l'Italia non sarebbe alla canna senza gas come adesso. Il medio periodo passa in un amen.

 

LE EMERGENZE - Sul breve periodo avremmo intanto la possibilità di cavarcela consentendo alle trivelle dell'Eni di approvvigionare l'Italia estraendo il gas che, sotto i fondali dell'Adriatico, sovrabbonda (è il secondo giacimento europeo, inferiore solo a quello norvegese); inoltre esigendo l'immediata disponibilità dei pozzi petroliferi e metaniferi, al largo di Cipro e in Libia, che i contratti assegnano all'Eni, ma sono bloccati con la forza delle cannoniere dalla Turchia dell'"amico" Erdogan, con gli ossequi servili del governo. In attesa che Meloni e Salvini trovino la chiave per aprire il cassetto dove riposano queste due cosette occorre contemporaneamente mettere mano al futuro prossimo che, se vogliamo sopravvivere, è composto di tre parole "centrali nucleari sotterranee". Al solo udirle molta gente si fa verde, non nel senso dell'ecologia ma della fifa atavica: nucleare + sotterraneo è formula da sconvolgere le budella: la paura recente di Hiroshima è elevata al quadrato dal terrore ancestrale del buio delle caverne popolato di serpenti a sonagli. Fa ridere, ma è esattamente quel che accade. I politici tacciono. Non li biasimo. Il nucleare è divisivo. Secondo un sondaggio di dieci giorni fa proposto a Porta a porta prevalgono di un punticino i favorevoli: 42 contro 41, il resto incerti. Ma quelli del no sono mescolati nei vari schieramenti, e, proprio perché viene dalle viscere, il loro veto non è negoziabile. Troppo rischio esporsi sul nucleare "normale", figuriamoci su quello sotterraneo...

 


IL DOCUMENTARIO - Sarei stato molto pessimista pure sul dopo 25 settembre, se non che, inaspettata, è arrivata a Venezia, Festival del Cinema, la nave rompighiacci e spacca pregiudizi... La stampa è debole, i film sono potenti. Per cui mi metto volentieri sulla sua scia. Mi riferisco a Nuclear, il documentario firmato dal regista premio Oscar Oliver Stone, presentato al Festival del Cinema. In un'ora e tre quarti ha dimostrato, con forza drammatica e poetica, numeri e documenti, la necessità di impiantare il prima possibile («per salvare il mondo») il nucleare ovunque. Costruire nuovi reattori anziché abbatterli è l'unica soluzione possibile per sostituire i combustibili fossili, dal momento che l'energia green "pulita" non risolve, è appena al 10%. I movimenti anti-nucleari, finanziati da grandi compagnie petrolifere, hanno indotto l'opinione pubblica a trangugiare una menzogna: e che cioè il nucleare è negativo, tossico, pericoloso. Hanno giocato sulla paura dice Stone inducendo a confondere armi nucleari ed energia nucleare. C'è una obiezione che si fa largo contro le tesi di Nuclear.  Si chiama Zaporizhzhia. Volodimyr Zelensky e Emmanuel Macron hanno confermato sabato 10: «Il 5 agosto siamo stati a due dita dalla catastrofe». Si riferivano a quanto accaduto alla maggior centrale nucleare d'Europa, quella appunto di Zaporizhzhia (Ucraina-Donbass). Oggi essa, con i suoi reattori di potenza favolosa, è in mano ai militari russi che hanno messo in fuga l'esercito ucraino, ora in controffensiva. Risultato: si spara, si lanciano missili, rischiando una frittata planetaria. Mentre scrivo non esiste tregua, l'ecatombe è possibile. Se un confetto ultrapotente finisse in bocca a un reattore, le conseguenze sarebbero più mortifere che a Chernobyl. Domanda che appassiona i cronisti: sono i russi ad auto-bombardarsi o gli ucraini a far terra bruciata, secondo la logica del tanto peggio tanto meglio? A me interessa poco trovare il colpevole, basta che smettano. Ecco, le centrali sotterranee eviterebbero qualsiasi rischio. La squadra di scienziati e tecnici radunata da R&L ha elaborato una tabella basandola su dossier a prova del principio di falsificabilità. Il rischio Chernobyl (guasto reattore con radiazioni a palate) e quello Zaporizhzhia (missili dal cielo) sarebbero eliminati.

 


I DISSIDENTI - Qualche testa d'uovo dissente? Affronti a singolar tenzone e sbugiardi Carlo Rubbia, Nobel per le sue scoperte nel ramo della fisica che si occupa dell'infinitamente piccolo. Ci provi ad esempio Giorgio Parisi, pure lui Nobel per la fisica (2021), il quale si dichiara contro il nucleare, ed è un suo diritto, ma lo fa con argomentazioni da bar-cremeria: in Italia l'atomo è troppo pericoloso, non esiste alcun vasto territorio disabitato. E sugli impianti sotterranei confeziona una topica indegna anche solo di un supplente di ginnastica. Sostiene che nel cuore di una montagna il rischio di terremoto è alto e questo basta a inibirne la costruzione. Falso. Il sottosuolo è, secondo la scienza, a sismicità ridotta, pericolo assente. Diciamo che Parisi non è sul pezzo: vorremmo ricordargli che in Italia ci sono decine di centrali idroelettriche collocate in caverne nella roccia, una pratica che dura da cent' anni. Che si fa, le si smantella? Del resto, non è che Rubbia-Lunardi vogliano usare i garage sotterranei, piazzando turbine dove parcheggiano 500 e Suv. L'Italia è ricca di colline e monti perforabilissimi, spesso attraversati da tunnel autostradali in disuso idonei ai progetti di R&L. Del resto Parisi è specialista nello studio degli stormi d'uccelli e delle leggi fisiche che governano le loro forme cangianti (materia che non svaluto assolutamente), ma per il resto la sua massima performance è la proposta di risparmiare metano grazie alla cottura degli spaghetti a fuoco spento. Digiunando se ne consuma anche meno.