Fosse stato per i verdi...
Gas, ecco come ci stiamo salvando: la verità che nessuno vuole dire
L'ultimo caso riguarda Piombino, dove i comitati locali da mesi sono sulle barricate per l'arrivo della nave rigassificatrice Golar Tundra. Ma negli ultimi vent'anni, i progetti bloccati dai veti di enti locali e ambientalisti, oltre che dalla burocrazia, sono tantissimi. Così, da quando Mosca ha iniziato a tagliare le forniture, il governo è stato costretto a correre ai ripari, dando incarico a Snam di procurarsi due navi rigassificatrici da ancorare a Piombino e a Ravenna. In attesa che entrino in funzione, non prima dell'aprile 2023, si spera di farcela. Di sicuro, però, c'è una cosa: finora, a tenere in piedi il Paese, sono stati il Tap e i tre rigassificatori di Livorno, Panigaglia e Rovigo, proprio quegli impianti che sono stati tanto avversati dagli ambientalisti. Il Tap, il gasdotto che trasporta in Puglia il metano azero, nei primi sette mesi dell'anno ha visto aumentare del 73,2% i flussi in entrata (da 3,4 miliardi a 5,9), mentre il gas trattato dai tre rigassificatori è cresciuto di 3,5 miliardi di metri cubi nei primi sette mesi dell'anno: Rovigo 5 miliardi (+14,7%), Livorno 2,2 (+75,8%, +390,5% soltanto a luglio) e Panigaglia 1,1 (+25,3%, +133%). Tuttavia, sono tantissimi, i rigassificatori che negli ultimi anni dovevano essere costruiti e che, invece, non hanno mai visto la luce.
GLI IMPIANTI FERMI
Ci limitiamo a riportare quattro casi, i più eclatanti, soprattutto per il fatto che, se gli impianti fossero operativi, non avremmo bisogno dei 29 miliardi di metri cubi di gas russo: i rigassificatori, abortiti, di Gioia Tauro, Rosignano, Brindisi e Porto Empedocle avrebbero consentito di gestire tra i 36 e i 40 miliardi di metri cubi di metano. Partiamo dalla Sicilia. Dal 2004 l'investimento da un miliardo di euro di Enel per realizzare un rigassificatore a Porto Empedocle è fermo. Dopo varie traversie burocratiche, il comune di Agrigento blocca l'iter per la costruzione del metanodotto a servizio del rigassificatore (con una capacità di 8 miliardi). Finalmente, a maggio, dopo diciotto anni, la situazione si risolve: il Tardi Palermo respinge il ricorso del comune di Agrigento contro la prosecuzione dei lavori. Tutto bene? Non proprio. Siamo in Sicilia: il comune può fare appello al Consiglio di giustizia amministrativa regionale contro la decisione del Tar.
Saliamo per la Penisola, fermata Calabria, dove il progetto per un rigassificatore da costruire a Gioia Tauro (12-16 miliardi di metri cubi) sonnecchia nei cassetti della burocrazia da dieci anni. I lavori, autorizzati nel 2012, vengono sospesi l'anno dopo. Da allora, non se ne fa più niente. C'è poi il caso di Brindisi. Il progetto viene presentato nel 2002 da British Gas, che mette sul piatto 800 milioni di euro e 5mila posti di lavoro. Nel 2012, però, dopo dieci annidi autorizzazioni, permessi e nulla osta, gli inglesi gettano la spugna. Ci rimettono 250 milioni di euro, già spesi, e l'impianto, con una capacità di 8 miliardi di metri cubi, non viene costruito. Infine, il rigassificatore di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, da 8 miliardi di metri cubi. Il progetto di Edison è stato definitivamente bloccato dal Tar del Lazio nel 2019, dopo quasi sedici anni. Anche in questo caso, a proporre ricorsi e controricorsi è stata una delle tante varianti locali dei "comitati per il no", supportata dal Wwf Italia e dal Forum Ambientalista.