Il caso
Niccolò Ciatti, "non c'è, una vergogna". La clamorosa fuga del "boia"
Il ceceno Rassoul Bissoultanov, condannato a 15 anni in primo grado in Spagna per l'omicidio di Niccolò Ciatti, 22enne di Scandicci (Firenze), non si è presentato all'udienza in programma stamattina 13 luglio a Girona: il tribunale avrebbe dovuto decidere sul suo eventuale ritorno in carcere. A causa dell'assenza dell'imputato, il magistrato ha emesso un mandato d'arresto internazionale nei suoi confronti. Bissoultanov era in regime di libertà vigilata in Spagna, dopo che l'estate scorsa era stato scarcerato per decorrenza dei termini. Il 3 giugno scorso era stato condannato per l'omicidio volontario di Niccolò, ucciso con un forte calcio alla testa durante una lite in discoteca. Per l'omicidio del giovane italiano è in corso anche un processo parallelo alla corte d'assise di Roma.
In attesa della carcerazione, Bissoultanov era sottoposto all'obbligo di firma settimanale presso la polizia giudiziaria. Il ceceno ha firmato per l'ultima volta mercoledì 6 luglio, come risulterebbe a Luigi Ciatti, padre di Niccolò. Il verdetto di condanna era stato emesso dalla giuria popolare del Tribunale di Girona lo sorso 3 giugno, ma la sentenza che infligge i 15 anni di carcere è stata depositata solo un mese dopo, il 5 luglio, dal giudice togato, a cui spettava determinare la pena per il ceceno. Il giorno dopo Bissoultanov si è recato in caserma per firmare il registro e subito dopo sarebbe scappato, molto probabilmente lasciando la Spagna.
L'entità della pena da applicare oscillava tra i 15 e i 25 anni secondo quanto stabilisce il codice penale spagnolo per l'omicidio volontario di una persona indifesa. Il giudice ha quindi applicato la pena minima prevista. La famiglia Ciatti, tramite l'avvocato Agnese Usai, ha impugnato la sentenza e a giorni depositerà il ricorso per reclamare una pena maggiore per il condannato. La scadenza per il ricorso è fissata al 20 luglio.
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, Bissolultanov, esperto di arti marziali, in particolare del tipo di lotta chiamata Mma, la notte tra l'11 e il 12 agosto 2017, sulla pista da ballo della discoteca St Trop, insieme a due connazionali, improvvisamente prese di mira Niccolò Ciatti, che stava trascorrendo con i suoi amici l'ultima serata della vacanza in Costa Brava. Così iniziò il pestaggio mortale. Bissoultanov, poco più grande di Niccolò, sferrò un violentissimo calcio alla testa del ragazzo di Scandicci, che non si rialzò più.
"Dire che sono indignato è poco, dire che sono arrabbiato è altrettanto poco e forse arrabbiato non è nemmeno il verbo che vorrei usare. I nostri timori, le nostre paure si sono avverate. Lo abbiamo detto in mille modi: attenti quello scappa", si è dogato Luigi Ciatti. "Mio figlio è stato ucciso senza un motivo, a sangue freddo, mentre ballava da un uomo che non è certo un bravo ragazzo. In questa vicenda il solo condannato vero è Niccolò, perché il suo assassino è ancora libero. Spero che il giudice spagnolo abbia una coscienza e si renda conto del suo comportamento. Tra il verdetto della giuria popolare e la sentenza che ha inflitto la pena è passato più di un mese! Ma come si fa? È chiaro che un assassino in queste condizioni cerca di farla franca, e così è successo".