Le ordinanze

Meteo, "vietato lavare l'auto": scattano i divieti, chi dovrà rispettarli e perché

Claudia Osmetti

Vietato pulire l'auto, riempire la piscina privata e pure innaffiare le margherite in giardino. Il problema siccità diventa serio. Non che prima fosse una barzelletta (non lo è mai stata e i lettori di Libero lo sanno bene, è una settimana che lo documentiamo): ma un conto è l'allarme degli addetti ai lavori, quei proclami che uno li legge e pensa sempre non lo riguardino da vicino, e un altro è ritrovarsi con l'acqua razionata in casa. Con i rubinetti chiusi di notte. Con la doccia che la puoi fare solo a determinate ore, le fontane in piazza a secco, le piante sul davanzale che rischiano di finire disidratate. Arrivano le prime ordinanze (a Ferrara, a Livorno, a Pistoia, a Campobasso, a Roma) e la crisi idrica eccola lì. Reale che più di così non si può. Altro che sì-ma-è-un-problema-della-pianura-padana o una-questione-che-coinvolge-solo-il-Tevere. Altro che infondati allarmismi e preoccupazioni generiche. Qui ci siamo dentro tutti. E se non facciamo la nostra parte va pure peggio.

 

 

A Roma l'Acea (cioè la società di multiservizi che gestisce, appunto, anche quello idrico) ha già annunciato che ridurrà la pressione del flusso di acqua nelle condutture per evitare lo scenario più nero, la turnazione negli approvvigionamenti. Il sindaco di Ferrara ha firmato, ieri, il decreto con cui sancisce lo stop dei prelievi di acqua potabile per uso extradomestico dalle otto di mattina alle nove di sera: il che vuol dire, in termini pratici, che i ferraresi non possono più concedersi un bagno nella piscina in cortile o lavare la quattroruote di famiglia nel garage sotto casa. L'ordinanza entra in vigore oggi e va avanti fino al 21 settembre. A Capalbio (Grosseto) idem. Così come a Vinci e Reggello (in provincia di Firenze), a Livorno, a Pordenone, a Pistoia, a Santa Croce di Magliano e a Montenero di Bisaccia (dalle parti di Campobasso).

«Stiamo mettendo in campo controlli mirati attraverso i vigili urbani», spiegano alcuni primi cittadini, «per la veridica e il rispetto dell'uso responsabile dell'acqua». Come a dire, non è mica uno scherzo. Si rischia persino una multa. Anche se visto tutto il resto, è il meno. Fabrizio Curzio, che è il capo della Protezione civile, aggiunge che le Regioni sono al lavoro per individuare dei criteri, ai sensi delle norme che già ci sono, in modo da poter dichiarare lo stato di emergenza.

 

 

E anche lo "stato di eccezionale avversità atmosferica", come lo chiama il Mipaaf (il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali) che scatterà, per quanto concerne il comparto agricolo, «qualora il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile». Non è uno scenario roseo, è un macello. Al punto che l'Autorità del bacino del Po ha già chiesto un calo del 20% dei prelievi per continuare l'irrigazione dei campi; che i gestori degli impianti idroelettrici del Piemonte si dicono disponibili a rilasciare per due settimana 38 milioni di metri cubi di acqua in tutto; che addirittura in montagna, la montagna che ha sempre scampato questi problemi grazie alla neve in quota, i rifugi annaspano (è il caso del Trentino dove, ma è solo un esempio, il rifugio Boè «sarà a secco se entro luglio non piove»).

Per rispondere alla siccità è stato istituito un coordinamento tra tutti i ministeri interessati e la Protezione civile di Curzio: «La situazione è diversificata», spiega lui, «c'è una sofferenza nei bacini della zona nord-occidentale e in quella nord-orientale del Paese. Ma ci sono criticità anche al centro. Sia sul fronte dell'agricoltura che dell'approvvigionamento energetico. Non piove da settimane, il cuneo salino è risalito di decine di chilometri e inquina l'acqua irrigua. Le tendenze per le prossime settimane non sono positive anche perché questi periodi di siccità potranno essere alternati da possibili piogge intense». E allora ci si organizza. Specie localmente, specie nei Comuni.
Con i razionamenti. E con i divieti.