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Necrologi, addio: ecco il "selfie con il morto", di che cosa stiamo parlando
I necrologi, nell'epoca prima di Internet, sono stati l'unico modo, o quasi, per venire a sapere della morte di una persona che si conosceva o sconosciuta, perché di fatto sono degli annunci funebri dal testo breve, pubblicati a pagamento sui quotidiani. Per i giornali sono una specifica luttuosa forma di inserzione pubblicitaria molto proficua in quanto il prezzo è commisurato allo spazio usato, misurato in numero di parole.
In Italia tra i più diffusi fogli con tradizione di ospitare necrologi a pagamento c'è il Corriere della Sera, che riesce a pubblicare trai 140 e i 150 annunci funebri in una intera pagina, e se si calcola che ogni parola ha un prezzo di circa 6,50 a parola per gli "annunci", e 13 a parola per le "partecipazioni" e che mediamente un necrologio costa dai 300 ai 700 circa, è verosimile stimare un guadagno di oltre 30mila a pagina. Lo schema per decidere l'ordine in cui devono essere pubblicate le partecipazioni al lutto segue una priorità chiamata "corteo" che regola l'ordine rigoroso "annuncio-familiari-amici-colleghi-conoscenti' , e se non c'è il necrologio della famiglia in genere non si accettano gli altri, perché potrebbe essere una scelta di riserbo intenzionale.
INTERNET
Nell'ultimo decennio, con Internet e la diminuzione delle copie vendute dai giornali, i necrologi sono stati meno richiesti e sono rimasti una forma di comunicazione di persone o famiglie di condizioni sociali privilegiate e con valori tradizionali più radicati. Negli ultimi due anni però, causa Covid che ha fatto strage di morti, i necrologi sono aumentati al punto che dalla loro lettura si poteva valutare fedelmente l'andamento dell'epidemia da Coronavirus, soprattutto nel Nord Italia. L'Eco di Bergamo, per esempio, fu costretto a pubblicare anche 10/12 pagine di necrologi in un solo giorno, molti dei quali correlati da foto del defunto (costo 20), e poiché moltissimi funerali in quel periodo non si sono potuti svolgere a causa del lockdown, erano l'unico modo per comunicare la perdita di un proprio caro.
Nel momento solenne della morte infatti, anche chi non legge abitualmente un quotidiano, sceglie di affidare il ricordo del defunto al giornale locale o nazionale, poiché il necrologio rappresenta ancora l'unico momento pubblico di una intera vita, o l'ultimo di una lunga serie, secondo la notorietà del defunto.
Avere molti necrologi da morto infatti, significa essere stati molto popolari, e dalla lettura delle condoglianze, e dall'ordine in cui vengono posizionate sotto l'annuncio della famiglia, si intuiscono le gerarchie, i rapporti personali o di conoscenza e le relazioni con il defunto, in tutti i gradi di presenza sociale, e quando muore una persona famosa in genere va in scena una lotta invisibile per essere visibili, ed accostare il proprio nome a quello del morto, nel tentativo di comunicare a chi conta e che è ancora vivo la personale amicizia con il de cuius.
PAGINA DEGLI ADDII
In un suo magnifico articolo pubblicato sul Foglio del marzo 2019 intitolato "La pagina degli adii", il giornalista e scrittore Michele Masneri informava che il campione finora imbattuto in quest' arte del ricordo è stato Gian Marco Moratti, il compianto petroliere marito di Letizia,che, scrive l'autore, «passato a miglior vita il 26 febbraio 2018, ha visto il giorno dopo 450necrologie, distribuite in 3pagine del Corriere della Sera, un numero finora imbattuto, anche da decessi ugualmente prestigiosi come quelli di Umberto Veronesi o Umberto Eco». E solo per il dott Moratti via Solferino ha annunciato per la prima volta nella sua storia il default necrologico e il direttore si è dovuto scusare con i lettori per non essere riuscito a pubblicare tutti gli annunci per il grande afflusso fino a tarda ora, con la promessa di darne spazio il giorno successivo.
Una settimana fa è scomparso il padre dell'editore e presidente Rcs Urbano Cairo, e seppure la notizia fosse stata tenuta riservata, il primo giorno il dott Giuseppe Cairo ha avuto ben 111 messaggi di condoglianze sul Corriere del figlio, quasi un'intera pagina, e 63 il giorno successivo, contro i soli 38 adii per il più noto produttore discografico Piero Sugar, marito di Caterina Caselli, deceduto in contemporanea.
LE ESEQUIE
Tradizionalmente i necrologi servono a comunicare la notizia della morte a persone che potevano conoscere il defunto, oltre alla data e luogo dei funerali od esequie, e in genere vengono pubblicati sul giornale più diffuso sul territorio dove il trapassato viveva. Il Messaggero di Roma pubblica i necrologi nelle pagine centrali nazionali, e mai nelle ultime come tutti gli altri, essendo questi per il quotidiano una notevole fonte di reddito. Sempre Michele Masneri cita il mitico direttore del Tempo Renato Angiolillo che recitava: "I muorti so' 'a vita del giornale" ed analizza con prosa gustosissima come i necrologi vengono scritti ed affidati alla stampa, perché i defunti tornano sempre alla casa del padre (mai della madre: patriarcato), i congiunti sono sempre costernati e inconsolabili, gli amici attoniti o increduli, i conoscenti vicini, e vengono nominati anche i domestici fedeli, gli infermieri ed i medici che hanno accompagnato alla fine dei suoi giorni il proprio caro, e soprattutto sottolinea come lo stesso committente partecipi al lutto sotto forma di se stesso, poi come direttore di una controllata, membro di un cda, una spa, una srl, un club, una società, dispiegando la propria esistenza in tutti i gradi della presenza sociale, ovviamente a spese non personali.
I necrologi fanno comunque parte di una tradizione culturale che sta purtroppo scemando come valore intrinseco negli ultimi anni in favore della Rete, dove una moltitudine di persone della società civile, dello spettacolo, giornalisti, scrittori, imprenditori, politici e gente comune, preferisce affidare al web il proprio messaggio di condoglianze, generalmente correlato da propria foto insieme al defunto quando era in vita, prima di tutto perché quella di Internet è una comunicazione totalmente gratuita, ed anche perché immediata, si invia con un clic, ed anche perché si può postare immediatamente e lo stesso giorno a ridosso dell'arrivo della notizia della morte del personaggio. "La morte è'na livella" scriveva Totò, ma non fino al giorno dopo dal decesso, perché forse l'indimenticato artista napoletano non aveva mai letto i necrologi sui quotidiani.