L'adunata di Rimini

Alpini, così il Pd rovina la festa alle Penne Nere. Occhio a questa data, la beffa...

Serenella Bettin

In questi giorni a Rimini è in corso la 93esima Adunata degli Alpini. E nonostante la pioggia e il vento di ieri, le Penne Nere non si sono fermate. Del resto l'abbiamo vista la fanteria di montagna. Arrivare a L'Aquila quando ci fu il terremoto. Furono i primi a soccorrere gli sfollati. Il 9° Reggimento "Ad Ardua Super Alpes Patria Vocat" è proprio di stanza a L'Aquila. Li abbiamo visti giungere in soccorso nelle zone terremotate di Umbria e Marche: 24 ore su 24, presidiando, portando un pasto caldo, fornendo supporto. O montare un ospedale, nemmeno tanto da campo, in otto giorni. Erano i mesi del covid, il primo lockdown. Centoquarantadue posti letto, terapie intensive, rianimazione, unità radiologica, tac fissa e mobile, ossigeno, stanza di decontaminazione, maceratore e camere mortuarie. Loro sono così. Li senti arrivare come un soffio libero del vento, procedono a passo spedito, rumoroso, muscoloso, forte e temerario. Padroni e consapevoli dello spazio attorno. Per loro non esiste l'impossibile.

 

 

UNA DATA UNICA - Rappresentano una salvezza per l'Italia. Sono un pezzo d'identità nazionale. Tanto che la Lega ha proposto di istituire una giornata per celebrarli. Ieri Sergio Mattarella l'ha resa reale. Ha promulgato la legge che istituisce la "Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino", ma in una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi, ha detto: altolà, ok la giornata, ma tra tutte le celebrazioni che abbiamo, ne serve una unica per tutte le Forze Armate, il 4 novembre.

«È una scelta del Parlamento che rispettiamo - dice a Libero il presidente Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero - potevano esserci altre date, ma non è un problema». Le polemiche erano sorte perché la data scelta, il 26 gennaio, giorno in cui da 79 anni si commemora la battaglia di Nikolaevka combattuta al fianco di tedeschi e ungheresi come alleati, non rappresenta l'intera storia degli Alpini, ma un'impresa militare. «Questo accade non perché sia una proposta della Lega - dice a Libero Francesco Fontanini ex 1° luogotenente Alpini Brigata Julia - ma perché abbiamo un Parlamento di gente che non conosce la storia. È stupido nel 2022 andare a celebrare una giornata che ricordi gli Alpini all'interno di una guerra di aggressione». Il Pd però che prima aveva detto sì poi ci ha ripensato e ha detto no, quasi come colpito da una botta in testa. Emanuele Fiano, deputato del Pd, a Repubblica ha parlato di svista clamorosa. E quindi no a Nikolaevka. Ok ma allora quando celebrarla?

 

 

Se parli con i militari dell'Esercito Italiano, 9 su 10 ti rispondono che per loro la Giornata degli Alpini è il 15 ottobre: la fondazione. Era il 1872. «Esiste un calendario di celebrazioni e festività nell'Esercito e per noi il giorno è quello». Anche perché ora è un tema caldo. A Gavardo nel bresciano tre giorni fa è stato sfregiato il memoriale dei Caduti a Nikolaewka. In Russia il Ponte dell'Amicizia, costruito dall'Associazione Nazionale Alpini nel 2018, è stato deturpato con una Z, il segno di Putin. Idem quello di Rossosch, città russa sede del comando del Corpo d'armata alpino nel 1942. Qui è stato distrutto il cippo che ricorda i Caduti della Seconda Guerra Mondiale. La sezione bresciana delle Penne Nere ha scritto una lettera di protesta all'ambasciatore russo a Roma che finora non ha manco risposto. «Nel nome di Nikolaewka - mi dice un alpino - abbiamo costruito la più grande struttura per disabili in Italia. Un asilo in Russia. E nel 2018 il Ponte dell'Amicizia dopo aver firmato coi russi un Patto di Fratellanza tra bresciani e la gente della provincia di Birijuc dove si trova Nikolaewka».

L'OLTRAGGIO - Sul sito filoputiniano kp.ru gioiscono del fatto che il ponte e il monumento siano stati sfregiati. «È stato così. Lo scandaloso "cappello"! È stato tirato giù dal suo piedistallo ed è scomparso». E poi ancora: «Il debito di gratitudine per l'assistenza dei medici russi durante la pandemia evidentemente è stato dimenticato dall'Italia». «Quanta amarezza - dice Favero - Noi quando siamo andati in Russia siamo sempre andati con sentimenti di fratellanza e amicizia. La guerra è sempre sbagliata e chi aggredisce ha sempre torto». Lei manderebbe le armi? «Ma di cosa parliamo? Anche i nostri all'epoca hanno usato le armi. Le hanno usate eccome. Non nascondiamoci. O diciamo che va bene che i russi conquistino l'Ucraina o dobbiamo consentire all'Ucraina di difendere libertà e democrazia». Fonti che vogliono rimanere anonime dicono a Libero che da anni molti militari vengono inviati in Romania, Estonia per addestramenti vari. «Attività di routine, ma il sentore della guerra già c'era». Per la giornata degli Alpini, invece, come al solito sono le Penne Nere a metterci una pietra sopra: «La data non l'abbiamo chiesta noi, va bene anche il 26». Alla fine, tra le sbronze del Pd, con quasi 5 milioni di ore di lavoro volontario in un anno, gli Alpini ci sono sempre. I parlamentari in Parlamento no.