Resistenza

Anpi umiliata anche dalla comunità ebraica: lo sfondone dei partigiani su Bucha costa carissimo

Antonio Rapisarda

Prima il «no» dell'Anpi all'invio delle armi alla resistenza ucraina: tesi che è costata - oltre le accuse di equidistanza - la clamorosa bacchettata di Liliana Segre. Poi la richiesta, sempre da parte dell'associazione nazionale partigiani, di una «commissione d'inchiesta» sulla strage di Bucha. Il risultato? Lo sgomento e la presa di distanza, sempre più evidenti, da parte della comunità ebraica. L'accusa, senza giri parole, è giunta lunedì da Ruth Dureghello: «È ormai una consuetudine quella dell'Anpi di confondere aggressori e aggrediti. Segue nel tempo la difesa dei gruppi pro-pal che il 25 aprile insultavano e aggredivano Piero Terracina». Ad aver destato scalpore la posizione dell'Anpi sul massacro dei civili ucraini a Bucha: da una parte la «condanna» della strage, dall'altra la proposta di una commissione Onu «per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto e chi sono i responsabili». Per la presidente della comunità ebraica di Roma si tratta della goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tanto che a questo punto, ha affermato con severità, «credo serva una riflessione su come preservare la memoria dell'antifascismo in maniera diversa».

 

 

 

Le strade, dunque, si superano ufficialmente. Non a caso ciò che è emerso ieri è che l'intera comunità non parteciperà, «così come avviene ormai da diversi anni, al tradizionale corteo organizzato dall'Anpi a Roma per celebrare il 25 aprile». Uno strappo nato non certo con la crisi russo-ucraina, come ha ricordato Dureghello, ma per la reiterata presenza (tollerata dall'Anpi) di militanti della sinistra radicale e centri sociali pro-Palestina e anti-sionisti alle manifestazioni ufficiali del 25 aprile: dove costoro per diversi anni si sono resti protagonisti - fra le altre cose - di contestare apertamente proprio la Brigata ebraica a Milano. A ciò si è aggiunto l'atteggiamento tenuto dall'associazione dei partigiani sull'invasione russa: aggressione ovviamente condannata dal presidente Gianfranco Pagliarulo ma «di cui vanno capite le cause e il contesto». Posizioni, queste, che avevano già provocato dure polemiche - anche a sinistra - nei confronti dell'Anpi. Fino alla radiazione, di fatto, da parte della comunità ebraica per aver messo in discussione la responsabilità dei russi a Bucha.

 

 

 

Pagliarulo ieri ha replicato così alle accuse: «Sappiamo benissimo chi è l'aggressore, l'abbiamo sempre denunciato e condannato». Detto ciò l'idea della commissione d'inchiesta non viene rigettata ma, al contrario, rilanciata: «Serve per appurare i fatti e specifiche responsabilità». Nessuna ambiguità, ha assicurato: «Con quasi ogni certezza sono stati i russi. Ciò non toglie la necessità di una commissione per appurare le responsabilità specifiche in capo al comandante o altri ufficiali. Non mi pare una cosa da poco. Ci dev' essere un processo prima di una condanna». Per rafforzare l'uscita viene citato il fatto che la stessa richiesta sia giunta dal segretario dell'Onu Guterres: «E nessuno ha avuto nulla da ridire...». Per Pagliarulo ciò significa che ci sarebbe «un pregiudizio di alcune persone e alcune aree contro l'Anpi». Inclusa, a quanto pare, la stessa comunità ebraica. «Abbiamo ottimi rapporti con alcuni suoi esponenti e dispiace ci siano dichiarazioni ostili. Questo vuol dire che c'è un pregiudizio nei nostri confronti». Per quanto riguarda il corteo del 25 aprile, fra una prevedibile spruzzata di pacifismo («Sfileremo anche con le bandiere della pace»), l'Anpi ha assicurato «che ci saranno anche quelle dell'Ucraina. Saranno le benvenute». Troppo poco e troppa «confusione», decisamente, per ricucire lo strappo con la comunità ebraica.