Pargoli a reddito
La mamma si fa lo stipendio col figlio piccolo sui social
Quella delle mamme su Instagram è a tutti gli effetti una nuova occupazione: persone normali che, utilizzando i pargoli, decidono di sfruttare i social in cambio di prodotti omaggio o di un vero e proprio stipendio. Proprio così: più like si ottengono, più il lavoro su Instagram diventa redditizio. Laura, titolare di una nota agenzia lombarda di comunicazione ed influencer marketing a livello nazionale, mantenendo l'anonimato, ci spiega il fenomeno. «Spesso si tratta di donne che già operano sui social. Ma appena aspettano un figlio, si concentrano sul bambino». Un mercato fatto di pappe per il piccolo, viaggi a misura di bambino, prodotti corpo a uso esclusivo del genitore consumatore. «Le mamme contattano i clienti della nostra agenzia per richiedere collaborazioni a pagamento oppure in cambio merce. In alcuni casi, sono le aziende che ci chiedono delle mamme influencer. È fondamentale distinguere tre categorie in base al numero di seguaci su Instagram. La prima riguarda le mamme da 0 a 30mila follower, che ottengono un cambio merce, ovvero prodotti gratuiti che devono comparire nei contenuti social. Nel secondo scaglione da 30mila follower in su, oltre al cambio merce ci sono collaborazioni a pagamento, e i prezzi oscillano da 300 euro fino a 5 mila euro per un post. Il tutto, ovviamente, sempre con il bambino ripreso».
FINO A SETTE ANNI «Il terzo ed ultimo scaglione riguarda le mamme con oltre 1 milione di follower: per loro le collaborazioni superano i 9 mila euro per un singolo post. Il bambino è fondamentale, poiché i soggetti senza il piccolo non avrebbero questo mercato. Sono dunque le stesse mamme che scelgono, per ragioni economiche, di rendere pubblica la vita dei propri figli, specie da zero a 6 anni. Infatti dai 7 anni in su il mercato cala». La titolare dell'agenzia rivela: «Una mamma influencer è venuta da noi per pianificare la seconda gravidanza e poter continuare a svolgere il lavoro social, poiché il mercato si stava esaurendo visto che il primo figlio aveva già 6 anni. Le mamme ci chiamano per avere qualsiasi prodotto, dal biberon fino all'intera cameretta, senza considerare che la richiesta di collaborazioni e di prodotti inizia fin dai primi mesi della gravidanza, con prodotti di bellezza o vestiti premaman». Un boom di mamme che, grazie alla gravidanza e ai loro figli, trovano una nuova occupazione per guadagnare stando comodamente a casa. Quel che serve è un cellulare, dei follower e... un bambino. Ma come si misura il successo di una mamma influencer per le aziende? «Il rientro dell'investimento si calcola valutando i dati di visibilità dei post e quante conversioni hanno portato a livello commerciale, oppure grazie a codici che permettono di tracciare il flusso clienti che arriva a quel marchio». C'è di più. Abbiamo chiesto al dottor Fabio Villa, medico psichiatra e psicoterapeuta, di analizzare questo fenomeno per cercare di capire cosa sta accadendo alle nuove generazioni. Qual è il ruolo dei social nella vita delle persone e cosa comporta vivere la propria esistenza in base ai like? «I social rappresentano l'immagine idealizzata che vogliamo dare agli altri di noi. Nella società dell'immagine pronta al consumo, l'apprezzamento altrui è misurabile coi like, non importa di chi né il perché. In questo senso, si introduce un criterio quantitativo nel rapporto con gli altri, ben lontano da una vera condivisione. Investire questo falso specchio ci distacca dalla realtà, che è complessa e spesso lontana dall'ideale. Anche per questo si è sempre più narcisisti, intolleranti alla frustrazione, insoddisfatti. Il social diventa una dipendenza». Social e bambini: un fenomeno in espansione. Quali le conseguenze? «I bambini sono particolarmente vulnerabili al meccanismo vizioso dei social. Non si annoiano più, non usano più l'immaginazione per giocare o per poter stare soli, a età sempre più tenere». Lo psichiatra avverte: «Così non sviluppano né quella che chiamiamo capacità simbolica, cioè la capacità di ascoltarsi e di leggere le proprie emozioni, né un'identità sufficientemente solida. Molti adolescenti non sanno troppo su chi sono, né cosa vogliono. Pubblicano foto dove coprono il viso per mostrare le marche dei loro vestiti e il loro corpo. Sembrano voler dire "io sono quello che ho". Ma gli oggetti non colmano il vuoto del soggetto. Questo spiega in parte l'epidemia di ansia e depressione nei giovani».
PICCOLI IN VETRINA - Perché una madre accetta di mettere in vetrina il proprio figlio? «Avere un figlio è una soddisfazione, che gli psicoanalisti definiscono narcisistica. Il genitore vuole creare la propria eredità genetica, che dia un senso di continuità di sé. A un certo punto, però, deve riconoscere che il figlio non è un suo prolungamento, una sua proprietà, ma è dotato di un'individualità che va riconosciuta e incoraggiata. La mamma che mette in mostra il figlio come un trofeo non riesce a riconoscerlo come un essere distinto ma lo usa per soddisfare il suo bisogno di ammirazione. Il fenomeno delle mamme social è preoccupante anche perché di mezzo c'è il guadagno, che esprime in modo ancora più tangibile la strumentalizzazione del bambino». Ecco a cosa si è disposti per qualche like in più.