Venti di guerra
Vladimir Putin schiera la flotta davanti alla Sicilia: sfida navale della Russia, perché siamo in pericolo
La tensione militare sfiora le coste italiane. Mentre ieri a New York, nel Palazzo di Vetro dell'ONU, volavano parole grosse fra diplomatici russi e americani, come ai tempi della Guerra Fredda, al largo della Sicilia incrociavano navi russe provenienti dall'Atlantico e dirette forse nel Mar Nero, verso l'Ucraina. Sono sei navi da sbarco, cinque della classe Ropucha e una della nuova classe Ivan Gren. Le unità Ropucha (Olenegorsky Gorniak, Kaliningrad, Minsk, Georgi Pobedonosets e Kondopoga) sono vecchie, ma rimodernate. Lunghe 112 metri, dislocano 4.080 tonnellate e possono portare 10 carri armati pesanti e 340 soldati ciascuna, o in alternativa 3 carri pesanti, 8 carri leggeri e 12 autoblindo anfibie BTR. La nave classe Gren, la Pyotr Morgunov, è invece nuovissima, in servizio dal 2018, lunga 135 metri e dislocante 6.600 tonnellate. Questa può far sbarcare 13 carri pesanti, o 40 blindo BTR, e 300 soldati. In totale, la flottiglia porterebbe forse 1500 soldati e 60 carri.
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SCHIERAMENTO
Già il 17 gennaio tre delle Ropucha della Flotta del Baltico, erano uscite da quel mare, mentre altre due, più la Gren/Morgunov, parte della Flotta del Nord, le avevano seguite. Rallentate da una burrasca, sono infine entrate in Mediterraneo da Gibilterra. Starebbero ora transitando dal Canale di Sicilia, sorvegliate da aerei americani, come i pattugliatori P-8 Poseidon di base a Sigonella o i caccia F-18 Hornet imbarcati sulla portaerei Harry Truman, affiancata dal sottomarino nucleare Georgia, armato con missili da crociera Tomahawk. La Marina italiana è presente con la portaerei Cavour, mentre i tedeschi affiancano gli alleati con la fregata Schleswig-Holstein. La squadra russa si prepara a congiungersi con altre navi russe provenienti dal Mar Rosso, via canale di Suez, l'incrociatore Varyag, il cacciatorpediniere Admiral Tributs e il rifornitore Boris Butoma, reduci da un'esercitazione nell'Oceano Indiano insieme a navi di Cina e Iran. Queste sono solo una parte delle manovre navali che Mosca sta conducendo anche in Atlantico e Pacifico, con un totale di 140 navi e 60 aerei.
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Con una nota che minimizza il pericolo, lo Stato Maggiore della Difesa precisa che «la formazione sta effettuando un transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi». Non si ignorano certo, ma né le forze Nato né la formazione navale russa hanno posto in essere comportamenti o volontà escalatorie». Ma non si sa mai. Perciò al "Risiko navale" ha fatto ieri da sfondo una riunione tempestosa del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, convocata dagli Usa nell'ultimo giorno della presidenza di turno mensile norvegese del consiglio, che da oggi spetta alla Russia per febbraio. L'ambasciatore russo Vasily Nebenzya ha tentato di sospendere la discussione, ma su 15 membri, 10 hanno votato a favore dell'incontro, 3 si sono astenuti e solo Russia e Cina hanno votato no. L'ambasciatrice USA all'ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha rinnovato le accuse ai russi di preparare l'invasione dell'Ucraina, sostenendo che «abbiamo prove che Mosca vuole espandere la presenza in Bielorussia a più di 30.000 soldati sul confine, a 2 ore a Nord di Kiev». Ha poi accusato i russi di non voler negoziare, al che Nebenzya ha ribattuto: «La Russia non rifiuta di discutere, ma non capiamo di cosa stiamo parlando oggi, gli USA alimentano isterismo. La discussione di una minaccia è una provocazione, stanno aspettando che accada».
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PROVOCAZIONI
Ribadendo che le esercitazioni non significano la preparazione di un vero attacco, il russo ha ricordato come già nel 2003 gli Usa abbiano montato la guerra contro l'Iraq sulla base di false prove di armi chimiche e ha attaccato l'americana che «fa diplomazia da microfono». Giovedì è in programma un incontro a Bruxelles tra gli ambasciatori UE e NATO per coordinare le rispettive posizioni. Un tentativo di mediazione verrà fatto inoltre dal presidente turco Erdogan, atteso in Ucraina in settimana e forte di buoni rapporti sia con Mosca, sia con Kiev.