I gufi della serrata

Lockdown, qui c'è puzza di serrata: tre conferme dai massimi livelli, italiani ancora rinchiusi in casa?

Sandro Iacometti

Ci risiamo. A quasi due anni dall'inizio della pandemia, dopo una campagna vaccinale che, abbassando progressivamente la soglia dell'età, ha portato ad immunizzare, totalmente o parzialmente, il 90% degli italiani, dopo una serie di vincoli e restrizioni per convincere la ritrosia, sempre più ideologica, dei no vax, dopo l'ultimo decreto Covid, che di fatto mette in completa sicurezza posti di lavoro, esercizi commerciali e trasporti, estendendo il green pass rafforzato a quasi tutte le attività sociali e produttive, e dopo che le imprese hanno faticosamente rialzato la testa riprendendosi dalla più devastante crisi economica dal dopoguerra ad oggi, c'è ancora chi ritiene il lockdown una strada percorribile e, per certi versi, auspicabile per sconfiggere la pandemia.

 

 

CATASTROFE
Impossibile? Sentite qua. «Chiudiamo tutto per bloccare questa marea montante omicida, altrimenti rischiamo una catastrofe. Serve immediatamente un lockdown tra i 15 e i 20 giorni». A parlare è Vincenzo Provenzano, che non è un passante spaventato dai numeri del bollettino del ministero della Sanità, ma il direttore dell'unità operativa Medicina e diabetologia e direttore medico del Covid Hospital di Partinico, comune in provincia di Palermo. Il primario ammette che i suoi reparti sono occupati «all'80% da non vaccinati» e che il restante 20% «è formato da vaccinati con seconda dose da più di 4 mesi e con patologie pregresse». Ma invece di prendersela coi no vax, che non capiscono che per loro «la variante Omicron è pericolosissima», ritiene che la soluzione giusta per svuotare le corsie del suo ospedale che sta esplodendo sia quella di richiudere di nuovo tutti, vaccinati e no, per due o tre settimane. Tanto per cominciare. Poi si vedrà. E il problema è che Provenzano non è affatto isolato nella sua convinzione. Per carità nessuno ne parla a cuor leggero. Né c'è qualcuno così pazzo da sostenere che il blocco dell'Italia sia qualcosa da prendere sottogamba. Ma la frequenza con cui la parola lockdown sta tornando a circolare tra i virologi, seppure in molti casi come prospettiva ineluttabile e indesiderata, è tutt' altro che rassicurante. Di un lockdown di fatto, ad esempio, parlano sia la Fondazione Gimbe, sia Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, che dà una bella rispolverata agli scenari apocalittici a cui molti suoi colleghi ci hanno abituati negli ultimi due anni. «Il sistema dei tamponi fatti così con le quarantene per gli asintomatici e tutto quello che ne deriva», spiega, «sta portando a quello che io avevo pronosticato 15 giorni fa. Campionato italiano fermo, scuole chiuse, supermercati con merce esaurita: stiamo andando verso il lockdown, un lockdown non voluto che fermerà l'Italia».

 

 

EVIDENZA
Alla versione involontaria di Bassetti si affianca, invece, quella decisa dall'evidenza di Fabrizio Pregliasco. Per il virologo della Statale di Milano le misure finora messe in campo «non sono sufficientemente incisive». La colpa non è dei vaccini e nemmeno di chi decide di non farli. Epperò, «vista la situazione, potrebbe essere necessario immaginare qualche misura più stringente tra cui il ritorno a scuola in dad invece che in presenza e una serie di interventi, tra cui anche dei lockdown, magari mirati sui territori messi peggio». Insomma facciamolo anche piccolo e circoscritto, purché si faccia. Del resto anche Beppe Grillo inserisce il lockdown tra le strategie più efficaci contro il Covid. Il ministro Roberto Speranza lo auspica per i lavoratori, invocando il ricorso allo smart working. E lo stesso Mario Draghi per il calcio, chiedendo alla Serie A di fermarsi. Ampio, infine, è il fronte di chi lo vuole (o lo applica, come Vincenzo De Luca) per gli studenti. Insomma, ci siamo inoculati due o tre dosi di siero, abbiamo vaccinato i nostri figli, indossato le mascherine ed evitato gli assembramenti. Il tutto per essere liberi e far andare avanti il Paese. Adesso mandare tutto a ramengo per l'ostinazione dei no vax e la nostalgia di qualche virologo sarebbe bizzarro.