Il popolo viola

Quirinale, il flop degli anti-Cav: quattro gatti in piazza a protestare contro Berlusconi

Salvatore Dama

Probabilmente è una disattenzione. Perché se fosse voluto, sarebbe un gesto geniale. Gianfranco Mascia conduce tutto il presidio del Popolo Viola con la patta dei pantaloni aperta. Allora la scena è questa. Tipo "b movie": un palchetto accrocchiato, un furgone Iveco poco dietro, a fare da quinta, con un manifesto appiccicato alla fiancata. Sul cartello ci sono Silvio Berlusconi, immortalato con una linguetta malandrina a umettare il labbro, e la scritta "Il Quirinale non è il Bunga Bunga". Poi, davanti a questa installazione di arte povera, c'è il presentatore. Con la bottega aperta. «Siamo un po' demoralizzati», ammette Mascia. I conti non tornano: «Dovevamo essere quindici, ma siamo più di cento». Poi, però, a fine sit-in, rivede la stima: «Una cinquantina dai... ma ci sono anche facce nuove». No, non è stato un successo. Pure il crowdfunding è andato male. Per baraccare il tutto - microfono, luci, amplificazione - servivano 400 euro. Ne sono stati raccolti 250. Insomma il ritorno del Popolo Viola non ha mobilitato le masse. «Ma siamo ancora in vacanza», si è giustificato l'organizzatore, scrittore ed ecologista Mascia, «torneremo con una vera e propria manifestazione, magari il 24 gennaio, quando cominceranno le votazioni in Parlamento per il Capo dello Stato». Un risultato, però, è stato ottenuto: «Letta ha dichiarato che non si siederà a un tavolo di consultazione se ci sarà in campo il nome di Berlusconi».

 

 

 

POCHI INTIMI

Non deve essere Silvio il successore di Mattarella. Giammai. «Noi siamo i tamponi della democrazia e Berlusconi è il virus». La riunione per pochi intimi si apre sulle note di "Ancora tu" di Lucio Battisti. Ed è la domanda che si pongono i "viola" non senza sconforto: «Ma non dovevamo vederci più?». Invece il leader di Forza Italia ritorna, proprio quando i suoi "odiatori" lo davano per sepolto e consegnato alla storia. «L'ultima volta», ricorda Mascia, «ci eravamo visti in piazza Cavour, quando la Cassazione lo ha condannato definitivamente». Credevano fosse l'ultimo atto della sua carriera politica. Non è andata così: «Solo l'idea che il nome di Berlusconi possa essere scritto sulle schede mi fa venire i brividi lungo la schiena. Facciamolo sentire in maniera forte, diciamolo insieme», e parte il coro: «No Berlusconi presidente della Repubblicaaaaa». Qualcuno urla «delinquente». Il desiderio del Popolo viola è di avere un Colle tinto di rosa. Parte il secondo coro, stavolta cantato: «E noi che siamo italiani, abbiamo un sogno nel cuore, una donna al Quirinaleeee». «Quel nome non lo voglio neanche pronunciare», dice Vittoria salendo sul palco. «Non c'è bisogno di sforzare i neuroni», aggiunge Paolo, «il Capo dello Stato è quello che tutela l'onore della nazione. E lui è quello che ha parlato dell'abbronzatura di Obama. E non diciamo che presiederebbe il Consiglio superiore della magistratura... Basta! Non lo vogliamo. Per tigna!». Secondo il giornalista e regista Claudio Lazzaro è anche colpa dei media italiani che non si indignano abbastanza: «Hanno reso potabile l'ipotesi della sua elezione. Nel dna degli italiani è entrato qualcosa di orrendamente berlusconiano». Pancho Pardi, leader dei girotondini, sostiene che «Berlusconi è indegno», ma anche il Parlamento italiano è bello che compromesso, dopo aver votato «la storia della nipote di Mubarak». Per un'ora si va avanti con gli insulti. Finché Mascia non congeda tutti sulle note di Bella ciao (e con la lampo sempre giù)..

 

 

 

I PRO-CAV

E poi ci sono quelli che vogliono manifestare in favore. «Il 15 gennaio chiameremo a raccolta a Roma, a Piazza del Popolo, l'Italia libera e democratica che sostiene Silvio», lo annuncia Fausto Sacco, imprenditore e storico esponente di Forza Italia, ideatore dei circoli per "Berlusconi Presidente della Repubblica". Scendere in piazza per Silvio? Gianfranco Rotondi ha i suoi dubbi: «Ho sconsigliato di promuovere un'iniziativa che potrebbe apparire una pressione sui grandi elettori (come lo è quella del Popolo viola). In ogni caso né la Dc e nemmeno Forza Italia intendono promuovere iniziative di piazza su un tema che è e resta affidato alla coscienza dei singoli parlamentari e grandi elettori»