Boom di casi
Covid, la cura fai da te che ti ammazza: il farmaco "non convenzionale" killer, cosa devi sempre evitare
Quelli che il Covid-è-una-balla-mondiale. Quelli che io-son-più-furbo-e-mi-curo-a-casa. Quelli che con-una-spremuta-passa-tutto. Sempre quelli, però, che dopo qualche giorno, ci finiscono lo stesso in terapia intensiva. Se va bene: nel senso che almeno lì, medici e infermieri provano sul serio a salvar loro la pelle. Ma se va male approdano (e purtroppo) direttamente al camposanto. Come l'imprenditore No vax di Padriciano, in provincia di Trieste, morto a cinquant'anni con un tampone positivo in mano. Se ne è accorta la moglie, venerdì scorso: è rientrata a casa e l'ha trovato cadavere, disteso a letto. Non respirava più. Era malato da una settimana, ma in ospedale, lui, non ci voleva mettere neanche un dito del piede. Figuriamoci farsi ricoverare e magari pure intubare. Ha preferito le cure domiciliari, pazienza se al pronto soccorso han provato a dissuaderlo in ogni maniera. Quando la moglie ha chiamato l'ambulanza, i sanitari han provato per quaranta minuti a rianimarlo: ma una crisi cardiaca (dovuta al coronavirus) l'aveva già mandato al creatore. Non è un singolo episodio.
C'è anche la famiglia contraria al vaccino che ha provato a curarsi da sola e si è ritrovata con un uomo distrutto dal dolore, una moglie peggiorata dall'oggi al domani, una figlia 45enne (peraltro incinta) in rianimazione e il bimbo di lei che, al sesto mese di gravidanza, sta rischiando di non farcela.
NUMERI ALTI - Anche loro son di Trieste e non è un caso: «Più del 30% dei non immunizzati arrivati da noi ha assunto sostanze inefficaci per conto proprio o ha seguito teorie alternative», dice l'infettivologo Roberto Luzzati che dirige la struttura complessa di Malattie infettive nella città triestina. Il 30%. Vuol dire che uno su tre di chi non crede alla scienza si affida, invece, alle panzane che girano su internet. Attendibilità dei trattamenti, zero. Risultati ottenuti, ancora meno. Ci scusino i virologi e gli esperti (che, immaginiamo, al solo pronunciare le parole "terapie alternative" si ritrovano con i capelli rizzati in testa), però, arrivati a questo punto, avremmo un paio di domandine da fare a chi blatera di dittatura sanitaria e preferisce il cortisone alla fiala di Pfizer. Signori No vax, ma se le condizioni sono queste, non era meglio dare il braccio al vaccino? Dato che la vostra più diffusa ritrosia è quella del "non mi fido, non so cosa c'è dentro" (giustificazione, tra l'altro, inconsistente nel caso delle dosi anti-covid, perchè sappiamo benissimo di cosa son fatte), come fate a prendere anche solo in considerazione le bufale mediche che riempiono il web?
E soprattutto: davvero, dopo oltre un anno e mezzo di pandemia, dobbiamo convincervi che il coronavirus è una malattia seria? Che se servono le terapie intensive e la rianimazione, un motivo c'è? Che le cure domiciliari esistono e sono anche sacrosante, ma vengono seguite da personale medico preparato e non hanno nulla a che vedere col fai-da-te? No, perché se tocca puntualizzare anche questo, allora siam proprio alla frutta. Quelli che una puntura, tutto sommato, se la farebbero, purché sia di ivermectina, cioè di un vermifugo che i veterinari danno ai cavalli. Quelli che l'idrossiclorochina è una sorta di panacea: e, sarà pure un farmaco antimalarico che, impiegato a dovere, fa il suo, ma che serva a curare il coronavirus non c'è evidenza. Quelli che adesso si son buttati sul Parvulan (che è persino illegale e, al massimo, è un rimedio per l'herpes) e quelli che puntano sugli integratori e la vitamina c. Due settimane fa, a Treviso, un uomo di 56 anni è morto dopo una corsa disperata al reparto di pneumologia, aveva diverse patologie e non si era voluto vaccinare. Quando ha preso il covid, ha pensato che sarebbe stato sufficiente non uscire di casa. Capito l'antifona?