Il premier frena, ma...

Covid, quando scatterà il lockdown per i no vax: l'ipotesi concreta sul tavolo di Draghi

Sul Coronavirus la situazione si sta ribaltando. I governatori chiedono l'adozione di un "modello Austria", con lockdown "selettivo" riservato solo alle persone non vaccinate. Il governo, invece, resta cauto e frena su una ipotesi che si teme a Palazzo Chigi possa esacerbare ulteriormente gli animi, provocando  una sorta di "guerra civile". A guidare la linea dura sono Friuli-Venezia Giulia e provincia di Bolzano, le due aree in cui il boom di contagi si è fatto più sensibile. La regione dell'estremo Nord Est con Trieste da settembre è diventata la "capitale" dei no vax e dei No green pass, e assembramenti e comportamenti irresponsabili dei manifestanti stanno ora producendo i loro effetti, con il rischio concreto di far entrare la regione in zona gialla da lunedì prossimo, prima fra tutte. In  Alto Adige invece il timore fondato è quello di veder pregiudicata un'altra stagione invernale.

 

 

 

 

 


Secondo il Corriere della Sera, però, il premier Mario Draghi "non vede al momento ragioni per cambiare in corsa la strategia", che fino a oggi è stata all'insegna della "tolleranza" nei confronti di chi protesta e della cautela nelle misure da adottare, con un occhio di riguardo per la tenuta sociale e la ripresa economica. C'è fiducia nella forte campagna di vaccinazione e nel Green pass, che hanno differenziato la situazione italiana da quelle, per esempio, di Austria e Germania. Una ulteriore stretta rischierebbe di far collassare poi la maggioranza, sotto il peso delle pulsioni interne della Lega ed esterne, di Fratelli d'Italia.

 

 

 

 

 



Al momento, dunque, non c'è all'orizzonte un "doppio binario" per i no vax. "Le restrizioni - avverte sempre il Corsera - potrebbero scattare soltanto se si arriverà in fascia arancione o rossa, anche valutando il modello tedesco del green pass 2G: negli alberghi e nei ristoranti possono entrare solo vaccinati (geimpft) e guariti (genesen)". E proprio sul Green pass potrebber arrivare a giorni un rilancio: si chiederà al Comitato tecnico-scientifico di valutare se ridurre la validità della certificazione verde dagli attuali 12 a 9 mesi o fino a sei. Aumentando, di fatto, la copertura immunitaria con la terza dose. Anche perché il vaccino potrebbe diventare l'unico modo per ottenere il certificato: allo studio, infatti, la possibilità di concederlo solo ai vaccinati o a chi si sottopone al ben più costoso tampone molecolare, valido 72 ore, abolendo così il tampone antigenico (ipotesi che però "taglierebbe fuori dal sistema le farmacie). La via potrebbe essere dimezzare la durata del tampone rapido da 48 a 24 ore: in ogni caso, una botta alle tasche dei no vax.