Altra figuraccia
Reddito di cittadinanza e droga, l'ultimo scandalo: ecco chi finisce in manette, che imbarazzo per Di Maio
Maxi blitz antidroga con l'arresto di 58 persone dopo un'operazione antidroga portata avanti dai carabinieri di Palermo. Dei 58, ben 34 arrestati sono attuali destinatari del reddito grillino. Il volume d'affari stimato dagli investigatori dell'Arma dei Carabinieri è superiore ad un milione e mezzo di euro. Le accuse variano dal traffico allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati figurano persone di età compresa tra i 22 e i 48 anni.
La droga veniva venduta ovunque. L'attività era all'ordine del giorno anche molto vicino una scuola e, per acquistare gli stupefacenti, i tossici venivano apposta anche da altre province siciliane. Veniva venduto di tutto, da dalla cocaina al crack, dall'hashish alla marijuana. Negli appartamenti, tra l'altro, c'erano i "summit" per decidere prezzi e strategie, dividere i guadagni o rifornire di droga coloro i quali la dovevano vendere nelle piazze.
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Questo caso di cronaca nera, l'ennesimo, sancisce ancora una volta il fallimento del reddito di cittadinanza. Con il passare del tempo, infatti, si è dimostrata sempre di più una misura assistenzialista. Quanto accaduto, scrive il Giornale, rimanda ad una vicendadi un'inchiesta scattata dopo alcuni accertamenti su pregiudicati per reati di mafia e altri gravi delitti. Tra chi ha richiesto (e ottenuto) indebitamente il beneficio, "diversi soggetti avrebbero omesso di comunicare di essere stati condannati in via definitiva, anche per il reato di associazione di tipo mafioso o per altri reati connessi alle attività mafiose, tra i quali omicidio, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi. Uno di loro è un esponente di spicco di un clan della provincia di Barletta-Andria-Trani, condannato in via definitiva per associazione mafiosa e per il tentato omicidio di un affiliato a un clan rivale. Altri avrebbero volutamente "dimenticato" di comunicare all'Inps la presenza, nel proprio nucleo familiare, di un convivente pregiudicato o detenuto in carcere", scrive il Giornale ricordando così l'ennesima truffa ai danni della riforma.