L'inchiest

Messina, indagati e sequestri per 3 milioni: le case di cura e la truffa al Servizio sanitario nazionale

Una maxi truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale è stata svelata dalla Guardia di finanza di Messina e ha portato a tre misure interdittive della durata di 4 mesi, 25 indagati e sequestri per oltre tre milioni di euro nei confronti di 7 strutture convenzionate. I titolari di alcune note case di cura siciliane avrebbero ottenuto rimborsi maggiorati grazie alle complicità all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina. Tre gli imprenditori sospesi per quattro mesi: sono Emmanuel Miraglia, rappresentante legale della Cappellani Giomi spa (avrebbe ricevuto 423.934 euro in più), Domenico Francesco Chiera, della casa di cura "C.O.T. Cure ortopediche traumatologiche" (364.415 euro in più) e Gustavo Barresi, della Casa di Cura Villa Salus (655.063 euro in più). Fra i 25 indagati, invece, anche funzionari dell’Azienda sanitaria. Secondo la GdF avrebbe avuto un ruolo centrale Mariagiuliana Fazio, ex responsabile del Nucleo operativo di controllo dell’Asp oggi in pensione.


Nelle carte, il gip parla di un "articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l’entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario", indicando nella scheda di dimissione ospedaliera un "Drg difforme rispetto alle reali attività come risultanti dalle cartelle cliniche". Una truffa da tre milioni di euro. "Un dato estremamente allarmante – sottolinea la Guardia di finanza in un comunicato stampa - lì dove si consideri che sono state oggetto di disamina soltanto 723 cartelle cliniche: di queste ben 591 presentavano anomalie, con una percentuale d’incidenza pari all’81,74 per cento, tanto da indurre il giudice del Tribunale di Messina a ritenere l’esistenza di una forma di radicata connivenza tra controllore e controllato". Ovvero, una rete di relazioni che vengono indicate come "la cartina al tornasole di un sistema illecito diffuso (…) finalizzato a lucrare indebitamente sui rimborsi riconosciuti dalla Regione Siciliana per le prestazioni erogate dagli enti convenzionati". Complice non sarebbe stata solo la dirigente dell’Ufficio dell’Asp ma anche altri componenti della struttura. "Hanno attestato falsamente nei verbali – questa l’accusa – la conformità della documentazione esaminata ai parametri previsti".  La dirigente dell’Asp ormai in pensione è indagata per truffa aggravata ai danno dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione.