Processo Denise, la sorellastra
Sarà giudicata dal tribunale ordinario Jessica Pulizzi, la 22enne accusata di concorso nel sequestro della sorellastra Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo il primo settembre del 2004. Il gup Lucia Fontana ha infatti rigettato l'istanza del legale della ragazza, Gioacchino Sbacchi, che lo scorso 24 novembre aveva sollevato un'eccezione: all'epoca della scomparsa l'imputata era minorenne. Riferendosi al rigetto, l’avvocato ha dichiarato: «Rispettiamo le decisioni del giudice anche se non le condividiamo. Questo naturalmente non significa che Jessica sia colpevole». E a proposito della possibilità di chedere un rito alternativo, ha aggiunto: «La legge ci consente un termine per decidere e questo tempo ce lo prenderemo tutto». Il reato contestato a Jessica Pulizzi è quello di concorso in sequestro di persone con l'aggravante che si tratta di una minore di 14 anni, una fattispecie introdotta con il pacchetto sicurezza varato dal governo, sollecitata dalla mamma di Denise e dal suo legale, Giacomo Frazzitta, che prevede una condanna fino a 15 anni di reclusione. Il gup di Marsala, dopo avere rigettato l'istanza presentata dalla difesa, ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da Piera Maggio e Tony Pipitone, genitori di Denise, e dal padre naturale della bambina, Piero Pulizzi, genitore anche dell’imputata. È stata poi aggiornata l'udienza all'8 gennaio prossimo. Nel corso di un’udienza successiva, convocata per l'11 gennaio, il gup deciderà l'eventuale rinvio a giudizio degli imputati o il non luogo a procedere. Oltre che per Jessica Pulizzi, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per Gaspare Ghaleb, ex fidanzato della giovane, accusato di false dichiarazioni al pm. All'uscita dall'aula, Piera Maggio, mamma della piccola Denise, ha commentato l’assenza dei due imputati: «È abominevole il non voler collaborare, avvalendosi sempre della facoltà di non rispondere, nel caso di una bambina scomparsa. È come se non si volesse dare aiuto ad una piccola che per strada chiede aiuto. Non possono dire gli indagati che non si presentano perché sottoposti al massacro mediatico, perché l'udienza preliminare si svolge a porte chiuse ed è sufficiente che loro chiedano di entrare in tribunale da un ingresso secondario dove non ci sono telecamere e microfoni».