Caos scientifico
Coronavirus, mix di vaccini? "Studi limitati": anche l'Aifa deve ammettere di non saperne abbastanza
Patrizia Popoli è presidente del Cts di Aifa: intervista da Il Giornale, ha provato a fare chiarezza sui dubbi e le paure scatenate su AstraZeneca, il vaccino anglo-svedese sul quale la comunicazione scientifica ha fatto acqua da tutte le parti, traendo in errore anche la politica. Innanzitutto Popoli ha chiarito qual è il rischio di eventi trombotici legati al richiamo con AstraZeneca: “In Italia non è stato segnalato nessun caso a seguito della seconda dose. Dai dati provenienti dall’estero sembra che gli avversi siano quasi 10 volte inferiori rispetto alla prima dose: dopo la prima circa uno su 100mila, dopo la seconda circa uno su un milione”.
Leggi anche: Macerata, morto a 58 anni dieci giorni dopo Pfizer: "Fegato compromesso", l'ultima tragedia sospetta
E allora se i dati sono questi, perché imporre il mix di vaccini? “È un tipo di rischio ritenuto accettabile quando la circolazione virale è alta e il rischio di morire o di ammalarsi c’è anche per i giovani. Quando invece il virus circola poco (come ora) il rapporto rischi-benefici cambia, e le indicazioni devono cambiare di conseguenza”, ha risposto la presidente del Cts di Aifa. La quale quindi non avrebbe proposto gli open day per i ragazzi: non li ha apertamente definiti un errore, ma ha fatto intendere che potevano essere evitati perché non ve ne era l’urgenza.
Leggi anche: Coronavirus, variante Delta sottostimata in Italia? Crescono i contagi, ecco le due regioni più colpite
Per quanto riguarda invece il mix di vaccini, la scienza è divisa e l’ex direttore di Aifa ha parlato di dati deboli: “È vero - ha ammesso Popoli - non abbiamo dati solidi come per la vaccinazione omologa, ma c’è una forte base teorica. Abbiamo studi limitati, circa 800 casi in Uk e 700 in Spagna, ma la stessa Ema aveva diffuso agli Stati un rapporto in cui aveva ipotizzato il mix di vaccini come scenario”.