Loggia Ungheria
Piercamillo Davigo, minacce e giustificazioni: l'arringa dell'ex magistrato, come prova ad auto-assolversi in tv
Piercamillo Davigo finito coinvolto nel caso della presunta "Loggia Ungheria" prova a difendersi in diretta a DiMartedì, su La7, nella puntata andata in onda l'11 maggio. L'ex magistrato da sempre sostenitore di una applicazione ferrea della legge sostiene, ora che gli conviene, che "per le cose importanti le modalità possono essere derogate". Arrivato al dodicesimo giorno della enorme grana dei verbali del pentito Piero Amara, da lui ricevuti dal pm milanese Paolo Storari e non passati ufficialmente all'ufficio di presidenza del Csm come avrebbe invece dovuto fare, Davigo resta un "testimone" della vicenda che vede indagata invece la sua segretaria Contraffatto, accusata di aver mandato le carte ad alcuni giornali.
Non è indagato dunque Davigo ma mentre si difende in diretta da Floris sembra quasi che lo sua sia una vera e propria arringa difensiva, sottolinea Il Giornale. La sera prima Nicola Morra, presidente grillino della Comissione Antimafia, aveva raccontato in tv che Davigo gli aveva mostrato di nascosto sulle scale del Consiglio superiore della magistratura, la pagina dei verbali dove Amara accusava Sebastiano Ardita, membro del Csm e nemico di Davigo, di fare parte della fantomatica "Loggia Ungheria". L'accusa di Morra è molto pesante, Davigo nega tutto: "Morra ricorda male e dice cose fantasiose. Non gli ho fatto vedere nessun verbale". Morra ribatte: "Confermo quanto ho ribadito all'autorità giudiziaria".
Di certo Davigo non può negare di avere ricevuto i verbali secretati da Storari. Ma questo non è previsto dalla norma. "La regola è informare il Csm, le modalità sono un'altra cosa", dice Davigo che sottolinea che Storari non poteva rivolgersi alla Procura generale di Milano, come da prassi, perché il procuratore era andato in pensione e non era stato sostituito, e "nella mia esperienza è difficile che il reggente prenda decisioni che creino situazioni irreversibili". Mandare i verbali per posta al Csm poi, "sarebbe stata una follia" perché "non ci sono canali riservati". Sospettarlo di avere avuto un ruolo nella divulgazione dei verbali "è assolutamente folle, la mia vita parla per me". Quindi minaccia Matteo Renzi: "Avrà presto notizie dai miei legali".