fuori i nomi
Piercamillo Davigo, i verbali secretati e Sergio Mattarella: "Nuova inchiesta a Brescia"
Il caso dei verbali secretati dalla Procura di Milano, consegnati all'ex pm Piercamillo Davigo e poi finiti nelle redazioni dei giornali sfiora, inevitabilmente, anche Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica giovedì torna al Csm che presiede di diritto, lo stesso Csm di cui era membro Davigo all'epoca dei fatti, inizio 2020. Una storia pesantissima, come le dichiarazioni dell'avvocato d'affari Piero Amara che in quei verbali tirava in ballo una potentissima loggia segreta "Ungheria" composta da toghe e ufficiali della guardia di finanza, e ancora di raccomandazioni all'allora avvocato Giuseppe Conte per una consulenza molto ben retribuita.
Il quadro che emerge, tra corvi che passano carte fuori dalla Procura e veleni tra pm (il pm Paolo Storari che si affida a Davigo perché teme che i suoi capi non indaghino su quelle carte), è inquietante, esplosivo. "Dopo Milano, Roma e Perugia, anche Brescia si appresta, entro questa settimana, ad aprire un'inchiesta 'a largo raggio' - scrive La Stampa -, ricostruendo sia i motivi e le eventuali responsabilità dei conflitti nella Procura di Milano, sia l'intera filiera della circolazione sotterranea dei verbali lungo un asse che coinvolge diverse istituzioni 'da Milano a Roma'".
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Brescia indaga su cosa è accaduto in Procura a Milano, tra Storari e il procuratore capo Greco. Probabilmente l'inchiesta arriverà al Csm, "per capire, anche sulla base delle dichiarazioni di Storari e Davigo, quanti altri membri ne avessero conoscenza (disponibilità?) e in che termini" di quei verbali. Davigo avrebbe avvisato solo per sommi capi il procuratore generale della Cassazione e membro del Csm Giovanni Salvi. Un giallo nel giallo. "Storari, tra maggio e giugno 2020, si sentiva rassicurato dalla 'certezza' che Davigo, ottenendone un riscontro, avesse portato la sua doglianza all'attenzione del vicepresidente del Csm e per suo tramite al Quirinale - rivela ancora La Stampa -. Senza che ciò, all'epoca, avesse comportato a suo carico procedimenti per illeciti disciplinari né per incompatibilità ambientale (entrambi adesso inevitabili)". Il vicepresidente del Csm David Ermini con Davigo ha avuto due colloqui, ma non è chiaro se l'ex pm di Mani Pulite gli avesse accennato dei verbali.
Ora Ermini parla di "manovre di destabilizzazione" per portare allo scioglimento del Csm, sulla scia dello scandalo Palamara. Il Quirinale, per il momento "ha da subito manifestato distanza da una vicenda sui cui sono in corso indagini e in cui il Csm, a differenza del caso Palamara, è al momento parte lesa", sottoline ancora La Stampa. Ma la situazione potrebbe cambiare da un giorno all'altro.