Duro colpo a Cosa Nostra
Due colpi a Cosa Nostra in poche ore da parte della polizia a Milano e a Palermo: arrestati Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati. La Polizia di Palermo ha arrestato il boss Gianni Nicchi, Si nascondeva in un appartamento di via Filippo Juvara 24, nella città siciliana. Il capomafia è considerato il numero tre di cosa nostra palermitana. Il covo di Gianni Nicchi era a poche centinaia di metri dal palazzo di Giustizia di Palermo. Il boss era latitante da tre anni, da quando riuscì a sfuggire all'operazione di Polizia denominata Gotha, che portò in cella i principali capi di Cosa nostra di Palermo. Il giovane mafioso è considerato il pupillo del capomafia Nino Rotolo. Insieme al boss palermitano, sono finite in manette due persone accusate di favoreggiamento. I due favoreggiatori sono Alessandro Presti e Giusy Amato. Sono entrambi giovanissimi. Secondo gli investigatori la Amato avrebbe assistito il latitante nell'abitazione che sarebbe riconducibile a lei. Per la polizia quello di Nicchi era un nascondiglio provvisorio che il boss era pronto a lasciare. La circostanza è stata resa nota dal capo della catturandi di Palermo Mario Pignone. “L'arresto di Nicchi - ha detto - è la conclusione di un percorso investigativo che si basa su una indagine pura fatta di intercettazioni e pedinamenti e iniziata 18 mesi fa. L'abbiamo condotta insieme al servizio centrale operativo e col contributo fondamentale dei magistrati della Dda di Palermo”. Nelle stesse ore, a Milano è stato catturato Gaetano Fidanzati, uno dei boss mafiosi appartenenti alla lista dei 30 ricercati per mafia più pericolosi. È stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile in via Marghera, mentre era in compagnia del cognato. Il capo della Mobile di Milano, Alessandro Giuliano, ha spiegato in unaconferenza stampa che il boss aveva appuntamento con un' altra personanei pressi di via Marghera dove è stato arrestato. Sulla persona che doveva incontrare e sul cognatosono in corso accertamenti. Gli agenti della squadra mobile sono allaricerca del posto in cui il boss si nascondeva e stanno ricostruendo lasua rete di favoreggiatori che è stata definita 'piuttosto ampià.Gaetano Fidanzati ha cercato inizialmente di dare delle generalitàfalse agli agenti della squadra mobile. Poi, vistosi scoperto, non haopposto resistenza e ha chiesto ai poliziotti delle sigarette. Fidanzati si trova ancora negli uffici della questura diMilano. Gaetano Fidanzati è uno dei capimafia storici palermitani. Per avere un'idea della sua posizione all'interno dell'organizzazione basta ricordare che nel '70 un'auto venne fermata casualmente ad un posto di blocco. Dentro, con documenti falsi, c'erano, oltre a lui, Tommaso Buscetta, Salvatore Greco, Giuseppe Calderone, Gaetano Badalamenti e Gerlando Alberti, padrini che avevano e avrebbero fatto parlare a lungo di loro. Fidanzati è entrato a pieno titolo nel gotha dei trafficanti di droga mafiosi. Il suo nome è contenuto in inchieste su traffici mondiali di eroina e soprattutto cocaina di diverse procure italiane e nei dossier di investigatori Usa. Fidanzati è ritenuto dagli investigatori uno dei più importanti boss del narcotraffico e dopo di lui sono stati arrestati per traffico di droga anche i figli, Guglielmo e Giuseppe, che avevano basi logistiche nel Nord Italia occupando spazi del mercato della cocaina. Bari, blitz contro il can di Consola - Sono sette le persone sottoposte a fermo di indiziato di delitto nel blitz che i carabinieri del Comando provinciale di Bari hanno compiuto all'alba nel capoluogo e in alcuni centri limitrofi, contro presunti componenti della struttura di comando del clan mafioso Di Cosola. In manette sono finiti Antonio Battista, 39enne, ritenuto il referente del sodalizio nella frazione barese di Ceglie del Campo, Vito Loiacono, 23enne, referente del sodalizio nell'area di Cellamare, Antonio Roberto, 33enne, punto di riferimento del clan nell'area di Capurso, Vincenzo Cannone, 30enne, che primeggiava nell'area di Valenzano ed era anche esponente del gruppo di fuoco. Tra i fermati c'è inoltre un giovane di 23 anni, unico incensurato del gruppo, anche lui componente del braccio armato del sodalizio e referente per lo spaccio nel Comune di Adelfia. Ci sono infine Vito Giordano, 18enne, che per conto del clan gestiva lo spaccio di stupefacenti ad Adelfia e Ignazio Pontrelli, 32enne, che in occasione di agguati compiuti dal gruppo di fuoco dei Di Cosola avrebbe offerto supporto logistico. Alla caccia di Matteo Messina Denaro - Si stringe il cerchio, dopo l'arresto di Gianni Nicchi, intorno al bosslatitante trapanese Matteo Messina Denaro considerato ormai il capo diCosa Nostra. Gli investigatori lo cercano da oltre 16 anni. Già a quattordici anni, secondo le accuse, inizia ad usare le armi da fuoco e adiciotto uccide quella che sarà la sua prima vittima. Confidò ad unamico "Con le persone che ho ammazzato, io potrei fare un cimitero".Secondo alcune fonti sarebbero almeno 50 i delitti compiuti da MessinaDenaro. I commenti - Grande soddisfazione del premier Silvio Berlusconi .“Le nostre forze dell'ordine hanno effettuato due colpi straordinari - ha commentato Berlusconi a margine dell'inaugurazione dell'Alta velocità Torino-Milano -. Credo che sia una bella situazione, una bella operazione che deve confortare i cittadini di buon senso". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni sottolinea che gli arresti “rendono giustizia di certe farneticazioni, ma le catture dei latitanti non sono mai a orologeria: sarebbe un'idiozia pensare una cosa del genere. Ora manca solo Matteo Messina Denaro, lo prenderemo presto”. Maroni ha spiegato che Nicchi era il nuovo numero due di Cosa Nostra: “Dopo Raccuglia era il numero due, un pericoloso killer spietato che godeva di coperture ampie ed era potente”. “Un grande successo investigativo, l'ennesimo risultato portato a segno dallo Stato in questa stagione indimenticabile di lotta serrata alla criminalità organizzata - ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - È la dimostrazione di uno straordinario impegno del governo che sta portando avanti una guerra senza precedenti alla criminalità organizzata fatta di strategie concrete, di norme mirate a rafforzare l'opera investigativa dei magistrati”.