Il ritratto
Giovanna Boda, il tentato suicidio della dirigente del Miur. Il retroscena: "Con chi aveva lavorato al Ministero"
Giovanna Boda la definiscono tutti una donna determinata ma di una sensibilità rara. La dirigente del Miur che ha tentato il suicidio dopo una perquisizione nei suoi uffici della Guardia di Finanza era impegnata in prima persona anche nel pieno dell' emergenza da Covid per assicurare che gli studenti più svantaggiati ricevessero tutti pc e tablet per la didattica a distanza. Rivela il Messaggero, che nei suoi tanti incarichi, la Boda - che è indagata per corruzione dalla Procura di Roma - è stata nel 2017, per un anno circa, capo dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri con l'allora sottosegretario Maria Elena Boschi. Fino al 2019 è stata direttore generale per lo Studente, l'Integrazione, e la Partecipazione al ministero dell'Istruzione.
Ma la perquisizione di martedì scorso 13 aprile l'aveva completamente sconvolta. I militari della Guardia di Finanza si erano presentati nel suo appartamento e al Miur, esibendo il decreto. Avevano anche perquisito una piccola soffitta perché la Boda, 47 anni, capo del dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell'Istruzione è indagata per corruzione nell'ambito di un'inchiesta che riguarda il suo ufficio.
La donna, sconvolta e sotto choc per l'inchiesta che la vede coinvolta, ieri 14 aprile, poco prima delle cinque delle pomeriggio e prima dell'appuntamento con il suo avvocato ha cercato di farla finita. Ha aperto la finestra e si è gettata nel vuoto da un appartamento al secondo piano di piazza della Libertà. Adesso è ricoverata al Gemelli, dove ha subito un intervento, ed è in gravissime condizioni.
Secondo l'ipotesi della procura di Roma, Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta, rappresentante legale dell'istituto italiano di ortofonologia ed amministratore della Come - Comunicazione & editori, ossia l'agenzia Dire, avrebbe corrotto la Boda. Si parla di regali e benefit per 679mila euro. Alla Boda Bianchi, avrebbe anche dato una carta di credito per le spese. In cambio avrebbe ottenuto incarichi e affidamenti dal ministero.