Cambio di paradigma

AstraZeneca, Giorgio Palù spinge per il richiamo ritardato: "Cosa cambia dalla sperimentazione all'applicazione sul campo"

"Siamo in guerra contro un nemico terribile, non possiamo ragionare come se vivessimo nella normalità" inizia così l'intervista di Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia del farmaco (Aifa) al Corriere della Sera. Palù spiega la modalità di allungamento dell'intervallo di somministrazione del richiamo e di come questa possa avvenire anche con una dose diversa dal primo vaccino: "I francesi e i tedeschi hanno suggerito di farlo per le persone con meno di 55 anni e 60 anni, rispettivamente" "L'incidenza di effetti avversi è comunque estremamente rara, un caso su oltre 100.000 vaccinati, tanto che né l'agenzia Ema l'Oms hanno posto restrizioni" sottolinea Palù.

 

 

"Il timore è che un individuo dopo la prima dose possa aver ricevuto uno stimolo, che però non ha avuto conseguenze, e che la seconda iniezione possa riattivare quel meccanismo con esiti drammatici. Siamo sul campo delle ipotesi" dice il presidente dell'Aifa e ribadisce che "Non c'è alcuna evidenza di eventi avversi scatenati dal richiamo". Secondo le specifiche tecniche, la seconda dose di Pfizer e Moderna andrebbe somministrata dopo 3 o 4 settimane dalla prima, ma secondo studi recenti può essere ritardata fino al 42esimo giorno: "Però non bisogna andare oltre questo periodo per non rischiare di vanificare l'efficacia complessiva del vaccino" ha rimarcato Giorgio Palù.

 

 

"Quando un vaccino passa dalla sperimentazione su poche decine di migliaia di persone all'applicazione sul campo con decine di milioni, le evidenze possono consolidarsi e i piani subire modifiche. Non ci basiamo su opinioni ma su dati pubblicati. Nuove ricerche indicano che la seconda dose può essere ritardata. Così è accaduto per il vaccino AstraZeneca: la seconda dose viene praticata nel corso della dodicesima settimana. Bisogna riconoscere agli inglesi il merito di aver avuto un approccio pragmatico, sulle prime non condiviso. I risultati ottenuti dal governo Johnson sono premianti e contiamo lo siano anche per noi" spiega Palù riguardo al cambio di rotta italiano del piano di vaccinazione.

 

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"In linea teorica sarebbe meglio rispettare l'intervallo di tempo tra le due dosi. Ma dobbiamo correre ai ripari. C'è carenza di vaccini e bisogna proteggere il più alto numero di cittadini: anche poche settimane guadagnate ritardando la seconda dose sono utili" aggiunge Palù e spiega anche perché la mossa del ritardo sia più ragionevole per mettere al sicuro le categorie più fragili: "è proprio per queste persone che dobbiamo correre, vaccinandone il più alto numero possibile" e conclude "Il richiamo è fondamentale per attivare la memoria immunitaria ed una risposta efficace e duratura".