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Vaccino, Palazzo Chigi ferma l'esportazione di 250mila dosi AstraZeneca: la mossa di Mario Draghi, le conseguenze per la Ue

Alessandro Gonzato

Finalmente! L'Italia, prima nazione europea a farlo, ha bloccato la spedizione fuori dal Continente di un ingente quantitativo di vaccini, nella fattispecie 250 mila 700 destinati all'Australia. D'altronde non ci sono nemmeno per noi: perché dovremmo continuare a cedergli agli altri? Il siero, infialato nello stabilimento di Anagni (Frosinone) che lavora per la casa farmaceutica anglo-svedese, verrà ridistribuito tra gli Stati membri. Il governo ha notificato la decisione a Bruxelles e la Commissione Ue non si è opposta. Mario Draghi ha fatto ricorso al meccanismo di controllo dell'export introdotto dall'Europa il 30 gennaio proprio per evitare che dosi destinate per contratto agli Stati europei vengano rivendute dalle case farmaceutiche fuori dal continente. LaPresse) Un carico del siero AstraZeneca pronto per la spedizione ( È stata una delle poche mosse azzeccate, seppur tardiva, dai burocrati Ue. Il sistema, in particolare, è stato attivato dopo la polemica tra la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l'amministratore delegato di Astrazeneca, Pascal Soriot, quando questi per la prima volta aveva annunciato tagli drastici alle consegne in Europa. 

 

SOTTO CONTROLLO
Per Draghi, sul fronte vaccinale, è il terzo successo in pochi giorni: l'investimento di 2 miliardi per accaparrarsi più dosi possibili, il "no" alla proposta francese di spedire 13 milioni di fiale in Africa, e ora il rifiuto all'esportazione in Australia, nazione dove peraltro i contagi sono quasi inesistenti, 11 nelle ultime 24 ore a fronte di 49mila tamponi. I casi attivi sono 1.900 su una popolazione di 25 milioni di abitanti. Stando al sito worldometers.info, la bussola da inizio pandemia, non risultano pazienti in terapia intensiva. La scelta di Draghi dunque non avrebbe dovuto nemmeno far notizia se non vivessimo in un Paese dove il ministro della Salute ha regalato tonnellate di mascherine alla Cina lasciando senza le nostre farmacie, e in un Continente i cui capi non sono stati nemmeno in grado di assicurare alla popolazione un numero decente di farmaci salvavita, facendo peggio di super potenze quali Marocco, Cile e Serbia. 

 

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Ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato a Roma il commissario Ue al mercato interno, Thierry Breton, il quale ha annunciato: «A fine anno in Europa avremo una capacità produttiva tra i 2 e i 3 miliardi di vaccini, mentre gli Stati Uniti saranno a circa 2,5. L'Europa», ha continuato, «sarà il primo continente per produzione. La Russia non è in grado e la Cina è molto indietro». Che dire: la faccia di bronzo dalle parti di Bruxelles non manca. Poi l'ennesimo annuncio: «Sono fiducioso sulla nostra capacità di consegnare i vaccini sempre più rapidamente e da qui all'estate confidiamo di vaccinare tutti i cittadini europei». Roberto Speranza ha chiesto agli scienziati di verificare la possibilità di somministrare Astrazeneca anche alle persone con più di 65 anni. La decisione è stata presa nel corso della riunione col commissario all'emergenza Francesco Figliuolo, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e i responsabili dell'Aifa. Sarà l'Agenzia italiana del Farmaco a dare o meno il benestare. Il presidente della Commissione tecnico-scientifica, Patrizia Popoli, mercoledì si è detta possibilista. 

MENO LIMITI
Ad alimentare le speranze ci sono anche i nuovi dati provenienti dall'Inghilterra e dalla Scozia. «Rispetto all'età», ha affermato Popoli, «non sono stati posti dei veri e propri limiti, ma si è suggerito un uso preferenziale nei soggetti meno anziani, che erano maggiormente inclusi negli studi clinici. Tuttavia si era detto fin dall'inizio che queste indicazioni si sarebbero dovute riconsiderare quando fossero state acquisite ulteriori evidenze dagli studi in corso». Sempre in merito all'antidoto anglo-svedese, dall'incontro tra Figliuolo, Curcio, Speranza e l'Aifa è emersa la volontà di non tenere da parte le scorte ma di procedere in modo costante con le somministrazioni, anche alla luce della circolare del ministero della Salute che prevede una sola dose alle persone che hanno già contratto il virus. Nel frattempo l'Agenzia europea per i medicinali si è decisa ad avviare la valutazione del siero russo Sputnik V. Mosca, in caso di nulla osta, è pronta a inviarne all'Ue 50 milioni a partire da giugno.