Indagini

Antonio Catricalà "in stato depressivo". Il mistero del suicidio in casa: "La pistola e il bossolo, come lo spiegano?"

Sulla scomparsa di Antonio Catricalà si sta indagando. Le operazioni di polizia e vigili del fuoco hanno l'obiettivo di recuperare il bossolo del proiettile che lo ha ucciso. Pare sia finito su un altro terrazzo dello stesso edificio in un appartamento vuoto, scrive il Corriere della Sera. “Gli investigatori sono usciti dal palazzo di via Bertoloni portando diverse buste contenenti sembra documenti acquisiti nel corso del sopralluogo nell’appartamento e anche la pistola usata da Catricalà per togliersi la vita, una Smith&Wesson calibro 38”, si legge sul Corriere.

 

 

 

Del caso e delle indagini se ne sta occupando giornalisticamente anche Umberto Rapetto che rivela che l’arma in questione è un “revolver” o pistola a tamburo che – a differenza delle automatiche – non espelle alcun bossolo. Rapetto infatti rivela che poi il Corriere della Sera si è corretto e nell'edizione on line ha aggiunto “modello automatico” in chiusura della frase “incriminata”.

 

 

La Smith & Wesson produce e commercializza una pistola automatica che contiene un “38” e si tratta della “M&P Bodyguard 380”, ma è una “calibro 9 corto”. A scoprire il corpo è stata la moglie Diana Agosti.  Dai primi accertamenti investigativi Catricalà si sarebbe tolto la vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia. La moglie agli inquirenti avrebbe parlato di un profondo stato depressivo di cui soffriva Catricalà. "Poco prima delle 13.30 in via Antonio Bertoloni è giunta un autoscala dei vigili del fuoco con un funzionario di turno: il loro compito, secondo le prime informazioni, è quello di recuperare il bossolo del proiettile che ha ucciso Catricala’, finito su un altro terrazzo dello stesso edificio in un appartamento vuoto", scrive il Corriere. Ed è questo il passaggio sottolineato da Rapetto che poi è stato corretto in un nuovo lancio on line sul sito del quotidiano di Via Solferino.