Scontri al corteo dell'Alcoa

Luciano Moggi

Scontri e tafferugli, a Roma, durante la manifestazione degli operai dell'Alcoa, società sarda da alcuni giorni nell'occhio del ciclone a causa di proteste e manifestazioni da parte dei lavoratori, dopo l'annunciata chiusura dello stabilimento, a causa del costo elevato dell'energia elettrica. Durante il corteo si sono verificato momenti di tensione in seguito agli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. La tensione è crescita dopo un tentativo di deviazione dal percorso autorizzato, davanti all’ambasciata americana. Secondo quanto riferito da testimoni. gli operai dell’Alcoa, con i volti coperti e i caschi dalavoro in testa, hanno tentato di forzare lo sbarramento della poliziaper entrare su via del Tritone, ma sono stati respinti dagli agenti intenuta antisommossa. I manifestanti hanno a lungo lanciato oggetti– bottiglie, sedie e aste di bandiera – verso la polizia. Un delegato sindacale dell'Alcoa di Portovesme è finito all'ospedale, dopo essere svenuto a causa di un colpo ricevuto nei tafferugli fra manifestanti e forze dell'ordine al corteo di Roma. Lo riferiscono fonti sindacali, che parlano di un «colpo alla tempia ricevuto durante la carica degli agenti in tenuta antisommossa, nel momento in cui il corteo ha deviato dal percorso previsto». Il lavoratore Alcoa colpito alla testa è stato costretto a ricorrere alla cure mediche e, secondo quanto riferito dai manifestanti, l'autoambulanza sarebbe arrivata 38 minuti dopo la chiamata da piazza Barberini. A quanto affermano i manifestanti, che hanno accolto l'ambulanza con un «vergogna», il «lavoratore ferito ha perso i sensi due volte». «L'uso dei manganelli contro i lavoratori dell'Alcoa in corteo oggi a Roma è l'unica risposta che il governo sa offrire agli operai che perdono il loro posto di lavoro», afferma Paolo Ferrero segretario del Prc. «Si tratta - aggiunge - di un gesto intollerabile e inqualificabile; è pazzesco e vergognoso che i lavoratori e i cittadini non possano manifestare e protestare pacificamente, in Italia. Peraltro, segnaliamo che è stato picchiato anche un dirigente di Rifondazione comunista, oltre che i pacifici manifestanti. Il ministro dell'Interno Maroni vada subito in Parlamento a spiegare il perché di questi atti violenti e gravissimi da parte delle forze dell'ordine». Invece, la questura di Roma riferisce che «le forze dell'Ordine non hanno effettuato alcun tipo di intervento repressivo né tantomeno fatto uso di manganelli, ma solo azioni di contenimento». «I partecipanti alla manifestazione di questa mattina indetta dai lavoratori del Gruppo Alcoa - si legge nella nota della questura - sono partiti da piazza della Repubblica e giunti a largo di Santa Susanna improvvisamente hanno deviato dal percorso precedentemente concordato, imboccando via Bissolati, dove hanno cercato di forzare lo sbarramento della Polizia di Stato ivi dislocato». «Nel corso del fronteggiamento tra manifestanti e Forze dell'Ordine - spiega la questura - un manifestante è stato colto da malore e subito soccorso. Un agente è stato spintonato ed è caduto a terra battendo la testa. Un altro agente ha riportato contusioni ad un ginocchio dopo essere stato colpito dal megafono lanciato da un manifestante». Secondo Guglielmo Epifani, segretario nazionale della Cgil, «la crisi non deve diventare una questione di ordine pubblico». Lo ha affermato il segretario nazionale della Cgil, incontrando gli operai dell'Alcoa che stanno manifestando in piazza Barberini a Roma: «Questa è una vertenza troppo importante, non so cosa potrà succedere in futuro». «Sul caso Alcoa, il governo sposta il tema del confronto da quello della politica industriale a quello della cassa integrazione. L'obiettivo che invece dovrebbe perseguire è mantenere in vita la produzione degli stabilimenti che, in caso di arresto, non riprenderebbero più la loro attività». È quanto ha riferito oggi ai lavoratori di Alcoa, durante la loro manifestazione di protesta a Roma, il presidente dell'Idv Antonio Di Pietro, ricordando anche l'interpellanza presentata sul tema alla Camera, questa mattina, dall'Italia dei Valori e a cui il governo, secondo Di Pietro, ha risposto in modo «insoddisfacente e insufficiente». «Il governo - ha detto ai lavoratori Di Pietro, che era accompagnato dal responsabile Lavoro del partito, Maurizio Zipponi - deve inoltre garantire, davanti all'Europa, che all'Alcoa siano riconosciute le stesse condizioni di partenza che spettano agli altri produttori europei per quanto riguarda i costi energetici». La riunione al ministero – Nel frattempo, è iniziata la riunione al Ministero dello Sviluppo economico per la vertenza Alcoa e per discutere del futuro della filiera dell'alluminio in Italia. Al tavolo di confronto non è presente il ministro Claudio Scajola in missione a Mosca: Scajola, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, è sostituito da funzionari del Ministero, mentre sono presenti il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e del Consiglio regionale della Sardegna, Claudia Lombardo, una delegazione di Cgil, Cisl e Uil di categoria e confederali nazionali e regionali, assieme all'amministratore delegato di Alcoa Italia, Giuseppe Toia. «Le problematiche di natura occupazionale, relative agli stabilimenti Alcoa operanti in Italia, sono attentamente seguite dal ministero dello Sviluppo economico che, insieme alle parti sociali, è attivamente impegnato nella ricerca di una soluzione idonea a superare le criticità». Lo ha garantito, in risposta ad un'interrogazione parlamentare alla Camera sul tema della vertenza Alcoa, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia. «Il Governo - ha spiegato ancora Saglia - ha sempre sostenuto intensamente l'attività delle imprese energivore, soprattutto in territori, come quello della Sardegna, caratterizzati da una limitata capacità di interconnessione elettrica». «La Sardegna è oggi a Roma per affrontare con grande realismo e senso di responsabilità, e non con un atteggiamento fatalistico, una situazione difficile e complessa che unisce le forze per una rivendicazione giusta: quella di non vedersi negare la speranza di costruire, tutti insieme, un futuro migliore» ha detto il presidente della Regione Ugo Cappellacci, che insieme alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo, a numerosi consiglieri regionali, a parlamentari, a amministratori locali, ai rappresentanti sindacali e, soprattutto, a tanti lavoratori, hanno rivendicato l'attenzione nazionale sulla vicenda dipendenti dell'Alcoa di Portovesme. «Questa dell'Alcoa - spiega Cappellacci - non è infatti una vertenza della Sardegna, ma dell'Italia a difesa del suo apparato produttivo e, soprattutto, di quelle produzioni strategiche per qualsiasi programmi di sviluppo. In questa vicenda vi è stato un grande sforzo e impegno da parte del Governo che ha aperto un tavolo ormai permanente di confronto su questa e altre sofferenze del nostro territorio». «E se è giusto manifestare - prosegue il presidente sardo - lo è anche partecipare attivamente e responsabilmente alla fase decisiva del confronto, quella da cui dipende l'auspicata soluzione finale. Proprio per l’attenzione e lo sforzo in atto da parte del Governo - conclude Cappellacci - chiediamo all'Azienda un atto di fiducia con la sospensione della richiesta di Cassa integrazione». Va in questa direzione la proposta dei vertici aziendali di Alcoa Italia: l’azienda ha proposto di congelare le procedure per l'avvio della cassa integrazione fino al 7 dicembre, con la possibilità di discutere delle tariffe energetiche e cercare di trovare una soluzione congrua sino al 21 dicembre. L'incontro al ministero dello sviluppo economico è stato sospeso dopo la richiesta dei sindacati di tornare in piazza Barberini a riferire della proposta della multinazionale, che però è condizionata dall'ultima parola che dovrà arrivare dalla sede centrale di Pittsburgh (Pennsylvania).