Maroni: "I beni della mafia

Silvia Tironi

Ilministro Maroni garantisce che i beni confiscati non torneranno alla mafia. Noncambierà «il principio che i beni confiscati alle organizzazioni criminalisiano destinati a fini sociali» e, in caso di vendita, «ci sono meccanismi chenon consentiranno che siano riacquistati dalla mafia» spiega il ministrodell'Interno Roberto Maroni, ascoltato in audizione in commissioneAntimafia, citando ad esempio «il previsto, obbligatorio parere prima dellavendita da parte del commissario straordinario per la gestione dei beni». Nel riferirsi all'emendamento - che prevede la vendita dei beni sequestrati nondestinati a fini sociali - approvato in Finanziaria al Senato, Maroni hapreannunciato «una direttiva per ribadire questo principio che prevede unsistema “a rete” che punta ad evitare che i beni finiscano a prestanomi o intermediari»,attraverso «penetranti radiografie» sugli acquirenti in grado di far emergereeventuali «collusioni o frequentazioni» con esponenti della criminalità. Maroni ha sottolineto che il governo e la maggioranza «sono disponibili avalutare ogni proposta migliorativa» del testo. «I beni confiscati sarannodestinati prioritariamente a fini istituzionali e sociali» ha aggiuntoil ministro, specificando che saranno messi in vendita se non verrannoassegnati al termine dei 180 giorni previsti dalla legge, soprattutto con icontrolli previsti, tra cui il parere «previsto e obbligatorio» del commissariostraordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati e quellieffettuati del prefetto. In questo modo «non sarà consentito ai mafiosi di riacquistarei beni». Il ministro ha inoltre annunciato una «direttiva per ribadire questo principioche prevede un sistema "a rete" che punta ad evitare che i benifiniscano a prestanomi o intermediari», attraverso «penetranti radiografie»sugli acquirenti in grado di far emergere eventuali «collusioni ofrequentazioni» con esponenti della criminalità. Il presidente della commissione parlamentare antimafia, il senatore GiuseppePisanu, accoglie le rassicurazioni fornite dal ministro dell'Interno: «lavendita alla leggera dei beni sequestrati alla mafia non la vuole nessuno. Si èaperta una discussione molto pacata e costruttiva, il ministro Maroni - rilevaPisanu - ha dimostrato una grande disponibilità a cercare la soluzione migliorepossibile che garantisca tutti dal rischio che la mafia possa riappropriarsidei beni che le sono stati sequestrati e mi pare che su questo si arriverà aduna soluzione positiva». Nel corso dell'audizione, Maroni aveva difeso l'operato del governo,ribadendo che «l'azione di contrasto alle mafie non ha precedenti» eillustrando una serie di dati a conferma di ciò: in diciotto mesi, ha spiegatoil ministro, ci sono state 377 operazioni di polizia giudiziaria (il 57% in piùrispetto ai diciotto mesi precedenti) e 3.630 appartenenti alla criminalitàorganizzata arrestati (916 di cosa nostra, 751 della 'Ndrangheta, 1.465 dellacamorra e 498 della criminalità pugliese). I latitanti di mafia finiti dietro le sbarre sono stati 282 (87% in piùrispetto al periodo precedente), mentre i beni sequestrati sono 10.089 per unvalore complessivo di 5,6 miliardi (+56%) e quelli confiscati 2.673 per unvalore di 1,7 miliardi (+364%). Dei beni sequestrati, 5.235 sono immobili(circa 3,5 miliardi di valore) e 3.291 sono invece aziende, titoli e depositi bancari(per un valore di 2,1 miliardi). Infine, quanto al fondo unico giustizia, Maroni ha sottolineato che ala datadel 20 novembre 2009 ci sono a disposizione 719,7 milioni, per le esigenze delministero dell'Interno e di quello della Giustizia. A Maroni ha risposto Giuseppe Lumia, del Pd, secondo cui ad oggi «soloil 60,5% (5.407) degli 8.933 beni confiscati alla mafia al 30 giugno 2009, èstato destinato a fini sociali. C'è un buon 40%, che in Sicilia arriva al 50%,di beni che sono a rischio vendita perché non sono ancora stati destinati afinalità istituzionali o sociali», per questo motivo «c'è il rischio che lamafia torni ad appropriarsi di questi beni».