Brenda, nel pc 60 mila file

Silvia Tironi

Migliaia di foto e videoamatoriali. Migliaia di file. Materiale hard, choc per le centinaia di clientiche affollavano le notti di Brenda. Ora il computer portatile del transessualefa paura alla Roma invisibile che anima il lavoro dei trans e dei pusher.Quando i tecnici della procura hanno iniziato la scansione, lunedì notte, sonorimasti impressionati. L’acqua non ha compromesso la memoria. E dal pc sonospuntati oltre 90 giga byte di materiale conservato dal trans negli ultimi mesi.Sessantamila file in tutto. Gli inquirenti, per il momento, ne hanno recuperatosolo il 16%, dato che la “lettura” ha avuto delle complicazioni che nonhanno consentito una maggiore velocità. In ogni caso, ciò che contengono non èancora conosciuto dagli investigatori: prima di esaminarli intendono recuperarel'intero contenuto dell'apparecchio.  Un nuovo sopralluogo - Stamattina in via Due Ponti c'èstato un nuovo sopralluogo disposto dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.Insieme ai suoi collaboratori il magistrato ha fatto nuovi rilievi eaccertamenti per approfondire gli elementi emersi in precedenza, in modo dapoter fare una ricostruzione il più esatta possibile di quanto accaduto lanotte del 20 novembre nell'appartamento. La visita del procuratore aggiuntoGiancarlo Capaldo è, infatti, finalizzata a comprendere la dinamica degliavvenimenti nella notte del decesso di Brenda in attesa delle consulenze, chedovrebbero accertare anche la causa dell'incendio. Parla la famiglia Cafasso - Nessuna novità, per il momento, nelleindagini sulla morte di Gianguerino Cafasso, il pusher trovato morto il 12settembre scorso nella stanza d’albergo di via Salaria. L’avvocato Monica Gregorio,che assiste i familiari, sostiene che «la famiglia di Cafasso vuole che sia fattachiarezza. Molte sono le persone che dovrebbero esser chiamate a rispondere diquanto avvenuto, a cominciare dalla sua compagna Jennifer e una trans suaamica». «L'ultima volta che aveva sentito i genitori - ha detto l'avvocato - èstato ad agosto. Aveva detto che stava bene e non voleva assolutamente scappareper un qualche motivo da Roma. Gianguerino non era la persona che è statadescritta. Aveva una condanna per droga, ma risalente ad oltre dieci anni fa».L’avvocato ha incontrato ilpm Francesca Passaniti, titolare dell'inchiesta - insieme al procuratoreaggiunto Giancarlo Capaldo - avviata sulla morte di Cafasso: «Abbiamo dato lanostra disponibilità - ha concluso la Gregorio - a nominare dei consulentimedico-legali. Riteniamo che con i risultati degli esami tossicologici, cheancora non sono stati depositati, si possono eliminare molti dubbi eimprecisioni dette in questi giorni».