Lato oscuro
Stefano Ansaldi, il medico sgozzato a Milano e le "informazioni compromettenti". Ripreso dalle telecamere: cos'aveva nella valigetta
Di ora in ora, l'ipotesi della rapina perde sempre più peso e credibilità. Tuttavia, si moltiplicano i particolari che indicano come il 65enne Stefano Ansaldi sia stato ucciso in maniera premeditata da qualcuno che gli aveva dato appuntamento proprio in via Mauro Macchi. Ci sono le immagini delle telecamere che confermano le indiscrezioni secondo cui il telefono del ginecologo non si è mai spostato dalla zona nelle tre ore precedenti al delitto. Almeno finché qualcuno non l'ha spento. Ci sono le incongruenze sulla scena del crimine, come il fatto che il ladro di una supposta rapina si "dimentichi" di portare via un costoso modello di Rolex. E ci sarebbe poi una grossa somma di denaro, ricevuta, o da consegnare, che l'uomo avrebbe avuto con sé. Facciamo un passo indietro e torniamo al pomeriggio di sabato, verso le 18.05, quando il 65enne Stefano Ansaldi prima si aggrappa a uno dei pali dell'impalcatura di ristrutturazione della palazzina d'angolo tra via Mauro Macchia e via Antonio Scarlatti, poi crolla a terra mentre un rivolo di sangue denso comincia a macchiare il marciapiede. Questa immagine rimane scolpita nella mente degli unici due testimoni: una coppia di ragazzi che racconterà ai carabinieri di aver sentito uno strano gorgoglio, «come una tubatura che perde acqua».
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Le ultime ore - Quel rumore non sono altro che gli ultimi spasmi di Ansaldi appena accoltellato alla gola. Ma cos' ha fatto il ginecologo prima dell'incontro con il suo assassino? Le celle telefoniche della zona indicano che il 65enne è sempre rimasto lì nelle vicinanze. E le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti lungo la via lo confermano: chi ha visto quelle riprese - fin da sabato sera in possesso degli investigatori - ha raccontato di aver visto l'uomo fare avanti e indietro per la strada più volte nell'ora che ne ha preceduto la morte. Ansaldi passa ripetutamente davanti alla telecamera con un fare impaziente. In alcuni frame lo si vede pure prendere in mano qualcosa: forse lo smartphone, oggi ancora mancante. Proprio l'atteggiamento di chi deve incontrare una persona conosciuta. Ecco perché ieri i carabinieri hanno sequestrato il computer del medico, convinti possano esserci indizi fondamentali per risolvere il caso. L'ultimo passaggio avviene pochi minuti prima dell'omicidio, poi più niente. Ovvero, nessuna ombra che da via Mauro Macchi si allontani in direzione di via Vitruvio, una delle possibili vie di fuga prese in considerazione dalle ipotesi d'indagine iniziali. Ma l'assassino non è passato davanti nemmeno ai due testimoni che, altrimenti, lo avrebbero notato. Ecco, dunque, emergere un grosso dubbio: e se l'omicida, dopo aver accoltellato il ginecologo 65enne, fosse rientrato in uno dei portoni dei palazzi lungo la strada? Una strada che bene conosceva, tanto da scegliere come luogo dell'appuntamento con Stefano Ansaldi lo stretto e buio passaggio sotto l'impalcatura. Poi c'è la scena del delitto: il corpo riverso a terra di un uomo ucciso in seguito, in teoria, a una rapina. Peccato che l'unico oggetto di rilievo a mancare sia il telefono cellulare, forse carico di messaggi, prove e documenti che potrebbero collegarlo alla vittima. Rimane il costoso orologio, oggetto che qualsiasi rapinatore non avrebbe di certo ignorato. E restano anche numerosi dubbi sull'arma del delitto: il coltello ritrovato sul marciapiede. Ufficialmente, sarebbe questa l'arma del delitto, ma la ferita sul collo del 65enne non sembra compatibile con forma e dimensioni di quella lama. Infine, alcune indiscrezioni parlano di una busta di contanti nella borsa, forse 20mila euro, che sarebbero serviti ad acquistare qualcosa (informazioni compromettenti?), o sarebbero stati il pagamento per un servizio fornito. Un sussurro che non trova conferme, ma su cui le indagini faranno presto luce.