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Medico sgozzato a Milano, "su di lui giravano strane voci": il Corriere della Sera punta i riflettori sulla valigetta del mistero

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Cosa ci faceva Stefano Ansaldi a Milano. Il giallo del medico di Benevento sgozzato alle sei del pomeriggio in zona Stazione Centrale forse è tutto nella risposta a questa domanda. Scartata l'ipotesi dell'aggressione di due nordafricani, gli stessi che a distanza di 200 metri e quindici minuti hanno derubato un pensionato portandogli via telefonino e orologio. Al 65enne ginecologo campano non mancava nulla, a parte il telefono. Gli inquirenti hanno rinvenuto la valigetta 24 ore contenente solo dei biscotti (dettaglio questo abbastanza spiazzante), il Rolex, il portafoglio. Insomma, ogni possibile obiettivo di un "predone di strada". Si indaga su un'altra pista, dunque. Il Corriere della Sera fa notare come chi indaga sottolinei ora "la forza, forse la premeditazione, forse la rabbia coltivata da tempo con la quale il coltello è stato manovrato".
 

 

 

Come se Ansaldi fosse rimasto vittima di un agguato, un regolamento di conti. E qui si torna alla domanda iniziale. Cosa faceva il dottore con studio a Napoli a Milano? Alla moglie aveva detto che si sarebbe assentato per una sola giornata ma senza dare una motivazione netta. Aveva parlato di "appuntamento con delle persone". Era arrivato a Milano tre ore prima di essere assassinato e secondo l'analisi dei tabulati telefonici non si è mai spostato dalla zona della Stazione centrale. Poi il Corriere spende alcune parole, pesantissime e sibilline: sul medico "girano strane voci ma per la cronaca era incensurato e, come ripetuto dai carabinieri di Napoli, estraneo a inchieste". Qualche ora prima era stato definito "amatissimo dalle pazienti". Tutti dettagli di per sé innocenti o insignificanti, ma che potrebbero presto trovare un quadro coerente.

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