La storia
Federica, green manager e mamma ai tempi del Covid
Green manager e mamma. Un binomio vincente in una fase critica come quella che stava vivendo il Paese, con l’economia al collasso. Ma c’è chi, come lei, è la dimostrazione che lavorare in team e guidati da una “quota rosa” è la carta vincente. È il volto femminile del Gruppo Angelantoni, holding leader dei sistemi di test ambientali ed energie rinnovabili, con 65 milioni di euro di fatturato nel 2019. Tanti i fronti sui quali è impegnata, come l’ultimo di Turboalgor, la startup innovativa che rivoluziona il settore della refrigerazione. Figlia d’arte, ha scelto la strada più difficile per affermarsi. Si tratta di Federica Angelantoni (nella foto), 43 anni, è mamma e manager ed ha saputo ritagliarsi nel campo del green tech uno spazio importante. «C’è tanto spazio per affermarsi. Le donne per sensibilità possono trovare terreno fertile nei business green» racconta. Per arrivare a questo risultato ha attraversato tante esperienze formative: «Vuoi fare la differenza come manager e non limitarti a svolgere il tuo compitino? Viaggia, formati più che puoi con esperienze internazionali, conosci il mondo», spiega. La manager consiglia di «non mettere da parte la propria carriera e voglia di affermarsi perché con capacità organizzative, flessibilità e spirito di adattamento si possono coniugare sia ambito lavorativo che familiare». Il pensiero di Federica è confermato dai dati: secondo uno studio di Enea, la percentuale di donne impegnate in Italia nel comparto delle tecnologie green è superiore alla media. E l’ultima startup su cui è impegnata, Turboalgor, va in questa direzione: nel suo team di 11 persone, 5 sono donne. Dopo la laurea in Scienze Politiche e un MBA, Federica decide di formarsi lontano dal gruppo con una gavetta nello Studio Ambrosetti. «Una donna manager non deve avere timore di chiedere aiuto e di delegare», dice convinta. Federica ha saputo ritagliarsi un suo spazio in un mondo dominato dagli uomini grazie alle sue competenze e alla sua caparbietà: «Sono partita da lontano, scegliendo la strada più complessa. Non volevo essere additata come “la figlia del capo”. Allora mi sono formata lontana dall’azienda di famiglia e ci sono tornata per puro caso».
Il settore delle tecnologie legate all’energia ha i suoi leader nel mondo arabo, un’area in cui tradizionalmente le donne non hanno grande spazio per emergere: «Sono sempre riuscita a fare quello che desideravo, senza avere limiti per il fatto di essere donna. Ho viaggiato tantissimo. Paesi del Golfo, Dubai, Abu Dhabi e non ho mai conosciuto forme di discriminazione. In questi Paesi, c’è una differenza di codici tra vita privata e lavorativa: quando si parla di affari, come donna sei autorizzata ad avere voce in capitolo alla pari degli uomini». Con due figli ancora piccoli (11 e 9 anni) deve barcamenarsi tra azienda e famiglia, alla ricerca di un complesso equilibrio. La sua carriera da manager non è stata però tutta rose e fiori. Ci sono stati momenti di tensione, come quando il gruppo ha deciso di mettere in stand by il progetto Archimede, focalizzato sulla creazione di tubi ricevitori per centrali solari termodinamiche: «Abbiamo deciso di trasferire la produzione in Cina. Questo significava non solo spostare macchinari ma anche licenziare una parte del personale. Sono stati giorni difficili in cui il mio unico pensiero era come non far perdere il lavoro a quelle persone, dando loro un nuovo incarico in azienda. Dopotutto, il Gruppo Angelantoni è nato per dare opportunità al territorio: mio nonno spostò la sede da Milano a Massa Martana, proprio per questo motivo. Alla fine siamo riusciti a trovare la quadra e a proteggere i posti di lavoro».