Mafia, in manette

Michelangelo Bonessa

Il boss mafioso DomenicoRaccuglia, 45 anni, é stato arrestato nel pomeriggio, dopo una latitanza durata 13 anni. Dal '96 era ricercato per mafia,omicidi, estorsioni, rapine, e poi per le varie condanne che andavacollezionando: tre ergastoli tra cui quello per l'uccisione del piccoloGiuseppe Di Matteo, e altre decine di anni di carcere. Dopo di lui sono statifermati per favoreggiamento i coniugi proprietari dell'abitazione dove sinascondeva: Benedetto Calamusa, 44 anni, e la moglie Antonia Soresi, di 38,entrambi senza precedenti penali. I poliziotti indagano per scoprire quali fossero i rapporti tra il mafioso e idue coniugi. Mimmo Raccuglia, il "veterinario" di Cosa nostra hatentato di fuggire attraverso un terrazzo del covo in via Cabasino a CalatafimiSegesta, comune trapanese ricco di storia e noto per la battaglia vittoriosadei Mille di Garibaldi sull'esercito borbonico, ma non ce l'ha fatta. Ha anchegettato da una finestra dell'appartamento al quarto piano un sacco con pizzini,due pistole e documenti, che è stato raccolto dai poliziotti. Il materiale pergli inquirenti è "molto importante". L'operazione era stata bencongegnata. Il blitz è scattato dopo che il mafioso ha acceso la televisione:segno che era in casa. L'edificio era circondato e i poliziotti non potevanofarsi sfuggire un' occasione così ghiotta: ammanettare quello che lo stessoministro dell'Interno Roberto Maroni definisce "il numero due di Cosa nostra"."L'arresto di Raccuglia è uno dei colpi più duri - dice Maroni - infertialle organizzazioni mafiose negli ultimi anni". Il responsabile delViminale ha telefonato al Capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli,per congratularsi dell'operazione. Ma al di là delle classifiche, che nellamafia spesso cambiano velocemente, è certo che Raccuglia era, insieme a MatteoMessina Denaro e a Giovanni Nicchi, uno dei mafiosi più ricercati d'Italia. Almomento dell'irruzione degli agenti nel suo covo era solo. AmmanettatoRaccuglia è stato fatto salire su una delle auto della "catturandi"che è poi partita col corteo delle altre macchine della polizia verso laquestura di Palermo. Qui i poliziotti sono stati accolti dai ragazzi diAddiopizzo festanti e dalle finestre degli uffici della Mobile, colpassamontagna sul volto, gli agenti hanno ringraziato salutando con la mano colsegno di vittoria. Uomo vicino al clan Brusca di San Giuseppe Jato, Raccuglia,originario di Altofonte (Pa), ha scalato in vent'anni i vertici di Cosa nostrasoprattutto per la sua ferocia nonostante il soprannome di"veterinario" dovuto, a quanto pare, alla sua passione per glianimali, gatti e cavalli soprattutto. E' considerato il boss che controlla ilterritorio che unisce la provincia di Palermo con quella di Trapani. Al suo nome sono legati gli omicidi interni a Cosa nostra nella provincia diPalermo, soprattutto a Partinico, degli ultimi anni dove sono caduti uominiconsiderati vicini all'ex latitante o suoi nemici. Ricercatissimo da polizia ecarabinieri che seguivano anche i suoi familiari (un fratello, Salvatore, èstato condannato per mafia) Raccuglia era finora riuscito a sfuggire allacattura nonostante, ad esempio, i magistrati sapessero che da oltre dieci anni,agli inizi di giugno, in genere tre giorni dopo la chiusura delle scuole, lamoglie partisse da Altofonte per andare a trascorrere le vacanze estive colmarito latitante. Il sostituto procuratore palermitano Francesco Del Bene checol pm Roberta Buzzolani ha coordinato le indagini sull'arresto del latitanteparla di "un grandissimo risultato conseguito in un periodo difficile. Lapolizia lavora con pochi uomini e poche risorse. Ciò accresce ulteriormente ilvalore di un'indagine svolta esclusivamente con metodi tradizionali:pedinamenti, videoriprese e intercettazioni". Francesco Gratteri,direttore della direzione anticrimine centrale (Dac) della polizia di Statodice: "Con l'arresto di Raccuglia è stata decapitata l'ala corleonese diCosa nostra". Al capo della polizia sono giunte le congratulazioni dinumerosi esponenti politici, tra cui i presidenti di Camera e Senato, Fini eSchifani e il ministro della Giustizia Angelino Alfano.