Il timore degli indagati
Willy Monteiro, i fratelli Bianchi temono ritorsioni in carcere e non vogliono bere l'acqua del rubinetto
Hanno paura di ritorsioni, temono di essere pestati dagli altri detenuti. Ecco perché gli indagati per l'omicidio di Willy Monteiro, Marco Bianchi, Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli, hanno chiesto di rimanere in isolamento anche dopo il periodo di quarantena di 15 giorni che stanno rispettando adesso per via delle norme anti-Covid.
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La richiesta è stata fatta dagli avvocati dei tre arrestati, ora a Rebibbia con l'accusa di omicidio volontario, perché temono che i loro assistiti possano subire ritorsioni in carcere, sia per la brutalità dell'uccisione di Willy sia per l'enorme eco mediatica che la vicenda ha avuto nel Paese. La direzione del penitenziario ha accettato, condividendo questa preoccupazione, viste anche le minacce ricevute dai fratelli Bianchi nei giorni scorsi. Il garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia ha definito "ragionevole'" questa decisione.
Intanto secondo il Messaggero pare che i fratelli Bianchi, dopo essere stati portati nel carcere di Rebibbia la sera di domenica 6 settembre, quindi poche ore dopo la rissa in cui è morto il 21enne di origine capoverdiana, abbiano avuto una sola preoccupazione: "Ora saremo costretti a bere l’acqua del rubinetto?"