l'intervista

"Nel futuro macchine volanti per la mobilità urbana". Le strategie di crescita del gruppo Leonardo, viste dal capo del market intelligence Enrico Savio

Antonio Castro

 
 Come sarà il 2030. E dopo ancora? La Fase 3 di questa emergenza pandemica ha messo in luce la necessità di programmare, immaginare, costruire per il futuro. Di realizzare una visione, appunto. O meglio una "vision" che per un'impresa si concentra in una strategia di investimento e crescita. Puntando su progetti che possano costituire l'orizzonte futuro. Anzi "oltre l'orizzonte, spingendo lo sguardo più in là. Oltre noi. Pure oltre quello che possiamo immaginare. Coltivando i cervelli della generazione digitale".

Enrico Savio, chiamato in Leonardo dall'amministratore delegato Alessandro Profumo, ha scalato le istituzioni della Repubblica, dal Viminale ai vertici del Dis. Proprio con Profumo è nata l'idea di costituire nel cuore di Leonardo l'Unità"Strategy & Market Intelligence", a cui è affidata la definizione delle linee di indirizzo strategico e del posizionamento competitivo del gruppo. "Anche le crisi possono trasformarsi in opportunità. Bisogna fare di necessità virtù e adattarsi, crescere e cambiare", assicura il top manager chiamato per costruire da zero la nuova Unità che lavora in stretta sinergia con quella del professor Roberto Cingolani, Chief Technology and Innovation Officer, innovatore e scienziato di prestigio internazionale, anche lui chiamato da Profumo per creare le condizioni per realizzare alcuni dei passaggi più ambiziosi del piano "Be tomorrow 2030" accompagnando anche il consolidato business dell'azienda verso nuove frontiere tecnologica.

"Una strategia che guarda al mercato. Ovviamente. Ma che non può prescindere dalle persone, che rappresentano il futuro di qualsiasi azienda, soprattutto di una multinazionale che si sta sempre più diversificando per intercettare nuove possibilità di business, certo. Di crescita e sviluppo".

Leonardo è famosa per le attività nel settori difesa, sicurezza, tecnologia. Ora si è lanciata nell'immaginare il futuro?

"Ci piacerebbe, ma non abbiamo sfere di cristallo. Però dobbiamo fare uno sforzo e proiettare lo sguardo oltre l'orizzonte. Quello che oggi conosciamo evolve e un'impresa per progredire deve anticipare i tempi. Elaborare dei progetti, investirci e farlo per tempo. Non possiamo farci trovare impreparati".

Perché è così importante?

"Perché dobbiamo coltivare la crescita dell'azienda stessa. Non basta soltanto continuare a vendere quello che sappiamo fare e facciamo bene. Dobbiamo concentrare buona parte delle nostre energie e risorse in ricerca e sviluppo. Altrimenti il futuro sfugge via".

 

E cosa c'è nel futuro?

"Ci sono macchine per la mobilità urbana volanti, alimentate da risorse rinnovabili, ad esempio. Dobbiamo avere la capacità di immaginare e impostare il lavoro per gli anni avvenire. Per questo nel giugno 2019 un colosso come Leonardo ha strutturato l'Unità "Strategy & Market Intelligence", che ha proprio il compito di sviluppare e strutturare le scelte future. Individuare e accelerare il processo di innovazione. Parallelamente all'idea di realizzare una rete di laboratori corporate i "Leonardo Labs", con la spinta 'disruptive' di Roberto Cingolani per esplorare e sviluppare tecnologie innovative, trasversali ai nostri settori di business".

Diversificare vuol dire mettere i piedi in settori dove prima non osavate affacciarvi, Come sanità e salute...

"La pandemia ha dimostrato la necessità di avere delle capacità tecnologiche da mettere al servizio del Paese nei momenti di emergenza. Capacità di calcolo, di elaborazione. Queste nostre competenze che oggi applichiamo nei nostri settori di business possono essere declinate anche al calcolo dell'impatto che un virus può provocare, tracciandone diffusione e pericolosità, valutando come applicare le tecnologie disponibili a questa necessità improvvisa. Anche questa è strategia".

Non mi dirà che lascerete aerospazio e difesa...

"No, siamo bravi in quello che facciamo e continueremo a farlo. Ma non possiamo rimanere prigionieri del manifatturiero, che oggi ci permette di avere le spalle economicamente forti per dedicare energie e pensare al futuro".

Nei giorni scorsi l'Italia a Bruxelles ha incassato la disponibilità a poderose iniezioni di investimenti. Bello avere soldi ma ancora più bello sapere utilizzarli...

"Infatti, questo siamo chiamati a fare: immaginare come e dove investire. Inutile negarlo: il nostro Paese ha dei gap infrastrutturali da risolvere, basti pensare alla digitalizzazione. E un'azienda del perimetro dello Stato come Leonardo è in momenti come questo che deve offrire alla politica le risposte più adatte. Il "Be tomorrow 2030" è stato pensato un anno fa ben prima che si palesasse la pandemia. L'anno scorso il consiglio di amministrazione uscente aveva dato il via libera al progetto. Nelle settimane scorse anche il nuovo consiglio di amministrazione ha confermato questa rotta. Ci è stato chiesto di guardare avanti per immaginare una strategia aziendale, al di là dell'orizzonte".

Vi preparate a diversificare il vostro business?

"Oggi, con il senno di poi, chi ha diversificato di meno si trova in difficoltà. Bisogna integrare la componente civile e declinarla trasversalmente a tutti i settori di business. Faccio un esempio: tra i nostri competitor chi puntava solo sui velivoli civili oggi si trova messo male. E' cambiato il mondo, è cambiato pure il paradigma industriale".

Che vuol dire?

"Ci attendiamo di vedere arrivare nel 2021 l'impatto di questi cambiamenti e proprio per questo intendiamo accentuare la diversificazione". Innovarsi vuol dire cambiare pure pelle".

Come fa ad adeguarsi un colosso da oltre 49mila dipendenti?

"Non dobbiamo cambiare ciò che siamo, ma adattare le nostre capacità alle richieste del mercato. Non si può entrare nella dimensione sanitaria a piedi uniti perché tutti ci vanno. Però possiamo mettere a disposizione le nostre indiscusse capacita di "comando e controllo" per elaborare e integrare i dati, valutare le analisi, raccoglierli, stoccarli e darne conto alle autorità del nostro Paese. Siamo bravi a farlo in molti settori, è una nostra specificità. Possiamo e stiamo applicando queste abilità tipiche della linea di "comando e controllo", anche alle piattaforme del settore civile. Non snaturando la nostra natura ma ampliando le capacità di elaborazione a nuovi settori strategici".

Bello, bellissimo. Però per fare questo salto nel futuro bisognerà andare a caccia di cervelli nuovi e freschi...

"E pure questo lo stiamo facendo. È partita proprio a inizio luglio la prima selezione di reclutamento di talenti per i "Leonardo Labs", i laboratori di ricerca e sviluppo dedicati allo sviluppo di nuove tecnologie per il lungo periodo. Tipo Artificial Intelligence e Autonomous Intelligent System, Big Data Analytics, High Performance Computing, Electrification of Aeronautical Platforms, Materials and Structures, Quantum Technologies".

Quanti posti quest' anno?

"Per il momento le posizioni aperte sono 68 suddivise in sei differenti aree di attività con un processo di reclutamento riservato a ricercatori e ricercatrici con una laurea/dottorato di ricerca in discipline Stem e con comprovati skills".

E dove li formerete?

"Entreranno a far parte dei team delle sei sedi dei Leonardo Labs nelle aree di Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli e Taranto. Insieme al professor Cingolani, puntiamo ad allevarli, farli crescere, accelerare il loro percorso di sviluppo. Essendo tutti dei "nativi digitali", possono avere dei progetti di vita non necessariamente finalizzati al posto fisso. Per questo abbiamo anche ipotizzato delle modalità contrattuali con flessibilità".

Un modo nuovo, molto americano...

 "Vogliamo allevarli, farli crescere non soffocarli. Nella certezza che chi è cresciuto con noi possa rimanere nella nostra rete di rapporti. Nella nostra filiera industriale, progettuale e di vita".