Un grosso caso
Piacenza, Carabinieri-banditi: "Verifiche sui conti correnti". Voci dalla procura: l'inchiesta punta molto in alto
La Procura Militare di Verona ha aperto un fascicolo d'indagine sugli abusi contestati al gruppo di sei Carabinieri in servizio presso la Caserma Levante di Piacenza. "Al momento si tratta di atti relativi al fatto", ha riferito il procuratore Militare, Stanislao Saeli, il quale ha aggiunto di aver "proceduto sulla base dei provvedimenti cautelari emessi dalla Procura della Repubblica di Piacenza, da cui sembrano già emergere estremi di reati militari. Agiamo in perfetta sintonia con i colleghi della Magistratura ordinaria per ottimizzare le attività di indagine". La Procura militare di Verona ha competenza sui reati militari commessi nelle regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna.
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Certo è che si indaga su possibili coperture all'interno della caserma Levante che tra l'altro si trova a meno di due chilometri dal Comando provinciale, ci si interroga ne proprio nessuno al di là del maresciallo che ha denunciato i fatti sapesse di cosa stesse avvenendo. Insomma, l'inchiesta punterebbe molto in alto. Va accertato se davvero nessuno sapesse di quello che avveniva nella caserma Levante, nota soprattutto per le "brillati operazioni" antispaccio. La Procura militare anche per questo ha già aperto un'inchiesta interna. Dai vertici dell'Arma è arrivata la nomina del nuovo comandante della compagnia di Piacenza, Giancarmine Carusone, catapultato in città da Messina in meno di 24 ore.
Nell'inchiesta, scrive La Stampa "oltre 75 mila intercettazioni in sei mesi, è stata monitorata solo l'ultima parte del clan dei carabinieri in stile Gomorra in attività da almeno tre anni. In quei sei mesi è venuto fuori di tutto, lo spaccio e i festini in caserma con le escort, le estorsioni e lo champagne millesimato, gli arresti illegali e le auto di grossa cilindrata, le torture e i soldi da sventolare nlle foto. Dall'esame dei 23 conti correnti intestati all'appuntato Giuseppe Montella detto Peppe, il vero motore criminale di tutta la storia secondo i magistrati, potrebbe uscire il quadro degli ingenti guadagni del gruppo che trafficava soprattutto in hashish anche se nelle intercettazioni si parla di cocaina, che potrebbe dimostrare un più alto livello di organizzazione".