Un caso spinoso
Luca Palamara, ecco perché Piercamillo Davigo non può giudicarlo: altro sfondone in magistratura
Testimone di che? Cosa avrebbe visto o sentito o detto Piercamillo Davigo? Perché egli, togato del Csm, dovrebbe mai rinunciare a "processare" Luca Palamara nel procedimento disciplinare che si apre oggi pomeriggio, alle ore due, a Palazzo dei Marescialli? Pare che il giudice Davigo abbia preso parte (stando alla difesa dell'imputato Palamara) a un pranzo "sinistro" insieme con altri tre magistrati. E che durante il banchetto si sia il giudice espresso in merito all'opportunità di segnalare o meno al Csm una diatriba in corso fra uno dei tre commensali presenti (invitato lì per diventare parte della sua corrente Autonomia e Indipendenza) e il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone (oggi in pensione) e il suo aggiunto Paolo Ielo. Una diatriba spinosa quanto famigerata quella in atto in quel momento (era la fine di febbraio 2019) fra il capo della poltrona giudiziaria più ambita d'Italia (Giuseppe Pignatone appunto) e il "suo" magistrato presente al pranzo con Piercamillo Davigo (ossia il pm Stefano Fava).
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Motivo? Il conflitto si trasformerà ben presto in un esposto al Csm. Succede a distanza di un mese dal pranzo. E l'esposto, guarda il caso, adesso è oggetto proprio di una delle incolpazioni (anzi della più importante accusa) da cui dovrà difendersi Luca Palamara nel procedimento odierno. Come non bastasse, l'indagato Luca Palamara, sotto inchiesta per corruzione alla Procura della Repubblica di Perugia (dove ci sono i magistrati competenti a giudicare i magistrati), ha citato proprio Piercamillo Davigo come suo testimone, in virtù di quanto accaduto durante quel pranzo. Insomma è come se ancora prima che cominci il processo, ci si accorga che la giuria chiamata a decidere se assolvere o condannare, sia stata testimone degli stessi reati contestati all'imputato. Una babilonia in piena regola. Per non parlare degli altri 132 nomi eccellenti, fra toghe e politici e giornalisti intercettati dal trojan infilato nel telefono di Luca Palamara, e che adesso lui cita come testimoni. Alzando così il sipario sullo strapotere incontrollato e marcio della casta togata.
LE DICHIARAZIONI
Ma vediamo nel dettaglio e verbali alla mano, quel che accadde «alla fine di febbraio 2019» intorno a una tavola apparecchiata con le tovaglie di carta, al ristorante Baccanale di Roma, via Della Giuliana 59. Pochi passi dalla Procura di Piazzale Clodio. A raccontarlo è proprio il pm Stefano Fava in un verbale datato 6 novembre 2019 e raccolto alle ore 17 e 30 nello studio dell'Avvocato Benedetto Marzocchi (legale di Luca Palamara) e alla presenza del difensore dello stesso pm. Il verbale è ovviamente oggetto della richiesta di ricusazione che verrà presentata oggi alla prima sezione disciplinare del Csm, che mette alla "sbarra" il magistrato romano (sospeso dalle funzioni e dallo stipendio), leader incontrastato di Unicost e dell'Anm, nonché ex togato del Csm Palamara. Domanda: «Vero, dott. Fava, come emerso dagli atti di indagine e dalle notizie di stampa che coinvolgono il dottor Palamara, che lei ha presentato una segnalazione al Consiglio Superiore della Magistratura in merito alla gestione di alcune inchieste giudiziarie a lei co-assegnate con altri pubblici ministeri di Roma? Se sì, quando ha inoltrato l'esposto al Csm?».
Stefano Fava: «Preciso che la mia segnalazione non riguarda inchieste giudiziarie ma una riunione indetta per il 5 marzo 2019 dal dott. Pignatone concernente una sua problematica di natura personale e familiare ovvero se il medesimo dott. Pignatone si dovesse astenere o meno nei procedimenti che coinvolgevano l'avvocato Amara Bigotti e Balistreri avendo costoro conferito incarichi professionali al fratello del dott. Giuseppe Pignatone stesso, che fa l'avvocato e si chiama Roberto Pignatone. La mia segnalazione è stata presentata il 27 marzo 2019». In sostanza, il pm Stefano Fava, nel periodo in cui incontra Davigo per entrare a fare parte della sua corrente "Autonomia e Indipendenza" (è febbraio 2019) è in feroce conflitto «divergenze di vedute all'interno del mio Ufficio di appartenenza ossia la Procura della Repubblica di Roma, (per usare le sue parole)», con il procuratore Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Paolo Ielo. Causa: «Possibili conflitti di interesse tra il Procuratore ed alcuni indagati». In pratica il pm Stefano Fava ha presentato una richiesta di misura cautelare nei confronti di tale avvocato Amara, che però non ottiene il visto del Procuratore. I contrasti si inaspriscono al punto di arrivare alla revoca dell'assegnazione del fascicolo per il pm.
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Il 5 marzo 2019 , dopo una riunione convocata da Pignatone presente Fava, la faccenda tracima. Spingendo così il magistrato inquirente a consegnare, successivamente, l'esposto al Csm contro il Procuratore Giuseppe Pignatone che gli ha tolto l'inchiesta. È il 27 marzo 2019. Gli incontri con Davigo sono antecedenti sia alla riunione del 5 marzo, sia alla data di consegna dell'esposto 22 giorni dopo; ma il conflitto è già in corso e infuocatissimo quando Piercamillo e il pm denunciatario s' incontrano a tavola. Domanda: «Che incontri ha avuto col dottor Piercamillo Davigo?». Stefano Fava: «() vi sono stati più incontri alla presenza del dott. Erminio Amelio, Sebastiano Ardita e del dott. Piercamillo Davigo, che io ricordi a cena al ristorante "Sicilia in Bocca" di Roma Via Flaminia e poi alla fine di febbraio 2019, prima di marzo, a pranzo al ristorante "Il Baccanale 59" in Via della Giuliana 59». Domanda: «In questi incontri avete parlato della segnalazione da lei fatta al CSM?». Stefano Fava: «Negli ultimi due incontri sicuramente, nel primo ritengo di no anche perché risalente con ogni probabilità ai mesi di dicembre 2018 o gennaio 2019. Tengo a precisare che il tema del primo incontro era la richiesta, sia da parte del dott. Ardita che del dott. Davigo, di propormi come candidato per le elezione all'ANM. Ricordo che nel secondo incontro, avvenuto a fine febbraio prima di marzo 2019 presso il ristorante "Il Baccanale 59", abbiamo parlato sia della mia eventuale candidatura e ricordo perfettamente di aver loro rappresentato delle divergenze di vedute all'interno al mio ufficio e, in particolare, dei possibili conflitti di interesse che avevo segnalato tra il procuratore ed alcuni indagati».
Domanda: «Che reazione hanno avuto il dott. Ardita ed il dott. Davigo?». Stefano Fava: «Hanno giudicato la vicenda di indubbia rilevanza e che meritava approfonditi accertamenti da parte del CSM». Dunque? Piercamillo Davigo, consigliere togato del Csm chiamato oggi a giudicare Luca Palamara, oltre a essere stato citato come suo testimone, non solo sarebbe stato spettatore delle esternazioni di Stefano Fava riguardo i suoi conflitti col procuratore Giuseppe Pignatone, ma avrebbe addirittura (stando a quanto mette per iscritto Fava stesso) giudicato quei conflitti «di indubbia rilevanza» e «meritevoli di approfondimenti da parte del Csm». Cosa che infatti Stefano Fava farà: consegnando il suo esposto contro il procuratore. E si tratta dello stesso esposto diventato oggetto di incolpazione nei confronti di Palamara intercettato dal trojan nella sua "guerra" contro lo stesso procuratore "rivale" di Fava. Che evidentemente non era il solo a volere combattere. Cosa dice Piercamillo Davigo? L'ho chiamato sul cellulare e interpellato sulla questione, illustrandogli il verbale di Stefano Fava citato anche nella richiesta di ricusazione presentata dalla difesa di Palamara. Davigo si è arrabbiato, ha aggiunto che querelare Libero è per lui un «divertimento». Gli abbiamo ricordato che a leggere quanto accade all'interno della magistratura italiana, troviamo poco da ridere.
IL PRANZO
Allora il consigliere del Csm che oggi dovrebbe giudicare Luca Palamara, si è calmato e ha precisato che lui a quel pranzo in Via Della Giuliana a Roma, alla fine di febbraio 2019, c'era sì. Ma che a parlare dei conflitti tra il pm Stefano Fava e il Procuratore erano gli altri commensali e lui no. A parlare, sottolinea, erano: «Fava e Ardita». Ma allora, se Davigo c'era e li ha sentiti parlare, significa che è stato davvero testimone del conflitto col procuratore diventato poi anche oggetto di colpa per Luca Palamara. Sotto suo processo adesso. Cosa succederà quindi in aula in questo pomeriggio di luglio inoltrato? Potrebbe esserci subito un rinvio. Di certo la difesa di Luca Palamara presenterà a Piercamillo Davigo il cortese invito ad astenersi. In buon ordine. E se lui non lo farà, scatterà la richiesta di ricusazione firmata dalla difesa, che sarà esaminata da un collegio di sei togati. Con deposito dell'istanza firmata dalla difesa, che sarà esaminata da un collegio di sei togati. Escluso Piercamillo Davigo. E qui ci si domanda: come finirà? Ci sarà un giudice a palazzo dei Marescialli. Oppure la magistratura chiamata a processare se stessa liquiderà sbrigativamente la pratica, facendo la pelle al capro espiatorio Luca Palamara? Sotterrando così la verità insieme col già defunto Stato di diritto? Salvando però la casta.