Rutelli molla subito il Pd
«Vado via subito, anche se con dolore. Questo non è il mio partito». Francesco Rutelli volta di nuovo pagina e annuncia ufficialmente che lascerà il Pd. Giàsi parla di possibili terzi poli, esperimenti embrionali del famigerato Grande centro. Pier Ferdinando Casini considera una buona notizia lo strappo dell'attuale presidente del Copasir: «La accolgo positivamente, si può realizzare un percorso comune». A margine di un convegno della fondazione Liberal, il leaderdell'Udc guarda in avanti e intravede possibili alleanze: «Non è un problema di destra, di sinistra o di centro, perchè bisogna parlare agli italiani un linguaggio di senso che vada nella direzione di modernizzare il Paese in modo da ancorarlo a valori seri in un momentodi degrado». Ora, avverte, dobbiamo «superare l'attuale sistema bipolare». Insieme, sottolinea l'ex presidente della Camera, è possibile «raddoppiare i consensi», altrimenti sarebbe «un insuccesso». Rutelli avverte: «Il Pd non è mai nato». Poi assicura che c'è spazio per costruire una nuova forza politica «unendo forze liberali, democratiche, popolari in una sola proposta credibile: non sarò solo». In particolare, riferendosi ai centristi, dice: «Casini è uninterlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese». La scelta di Rutelli continua ad accendere il dibattito politicointerno. Pierluigi Bersani alle prese con la seconda grana del suo corso eprime rammarico: «Mi dispiace, potevamo discutere». Critico Arturo Parisi, prodiano e ulivista doc: «Nell'uscita di Rutelli c'è una nettezza e una nitidezza che va riconosciuta e apprezzata. Lo stesso non si può certo dire per la prospettiva». Il Pdl invece punta il dito sulle divisioni interne: «Tutto questo è lo specchio del malessere identitario che aleggia nel Partito democratico».